Gianluigi Paragone: più che grillino, cicala dei potenti

Stelle cadenti, e non solo cinque. Quelle di un Movimento creato dieci anni fa da Beppe Grillo per scuotere la Casta, rinnovare la stantia e autoreferenziale politica italiana.

Una sorta di contemporaneo partito dell’Uomo qualunque, unico caso di un movimento nato da zero ma ben finanziato dallo stesso comico genovese e gestito dalla macchina ben collaudata della Casaleggio associati. Tanto da arrivare prima in Parlamento nel 2013 con 1 voto su 4 degli elettori recatisi alle urne, e poi addirittura al Governo nel 2018 col 34% dei consensi.

Ma se è vero che il potere logora chi non ce l’ha, i grillini logorati lo sono stati. Eccome. Perdendo la propria anima anti-sistema, finendolo per sposare. Mentre ovunque governino a livello locale (cosa che accade raramente, visto che si presentano sempre da soli), finiscono per deludere, litigare, peggiorare la situazione.

L’elenco dei flop amministrativi sarebbe troppo lungo. Ma in testa vede due città molto importanti come Roma e Torino. La prima rovinata dal consociativismo tra malapolitica trentennale a loro precedente e affaristi locali. La seconda invece ben governata da sempre dalla sinistra e ora quasi irriconoscibile.

E in questo continuo discostarsi dalle origini, voluto dal leader Luigi Di Maio, ben abituatosi al potere, con la benedizione del leader maximo Grillo, tanti vanno via dal Movimento. Cacciati o di loro spontanea volontà.

L’ultimo tra i volti più importanti a ricevere il beneplacito la sera di San Silvestro è stato Gianluigi Paragone. Noto giornalista di Rai e La7, già direttore de La Padania e vice di Libero.

Il motivo dell’espulsione è stato il voto contrario alla Legge di Bilancio. E in molti, anche le opposizioni che godono dinanzi allo sfracelo dei Pentastellati, plaudono all’iniziativa. Parlando di coerenza.

Tuttavia, analizzando la biografia di Paragone, si scopre che più che un grillino, è una cicala. Dei potenti. Eccola di [sta_anchor id=”paragone”]seguito[/sta_anchor].

Gianluigi Paragone biografia

Gianluigi Paragone biografia

Come riporta Wikipedia, Paragone è nato a Varese il 7 agosto 1971 da genitori sanniti. Ha iniziato la carriera giornalistica al quotidiano locale La Prealpina, per seguire le attività di Umberto Bossi, Roberto Maroni e di altri membri della Lega Nord. Negli anni ‘90 in grande ascesa.

Passa Rete 55, emittente televisiva sempre varesina, per seguire l’attualità tra fine anni ‘90 fino al 2004. L’anno successivo passa alla guida del quotidiano La Padania, organo ufficiale della Lega Nord, per poi passare a Libero, dove è vice-direttore.

Ad inizio 2009 passa in Rai, quando al governo c’era il centrodestra (quindi guarda caso la Lega, che all’epoca aveva forte influenza sulla seconda rete). Dove gli viene affidato il talk show politico Malpensa Italia, in onda in seconda serata su Rai 2. Lo share registrato è discreto, considerando la rete e l’ora: tra il del 6,6% e l’8,7%.

Il 5 agosto dello stesso anno viene nominato vice direttore di Rai 1 e pertanto abbandona la direzione di Libero. Direzione che lascerà un mese dopo per passare a quella di Rai 2.

Dal 15 gennaio 2010 conduce in seconda serata sempre su Rai 2 il talk show politico L’ultima parola. Nel 2013, nonostante gli ottimi risultati Auditel dovuti anche all’originalità dell’idea di unire la musica all’informazione politica, alcuni esponenti del PdL e il DG RAI Gubitosi cercano di chiudere la trasmissione.

In realtà, già nell’ottobre 2011 Umberto Bossi aveva “scomunicato” Paragone ordinando agli esponenti leghisti di disertare L’ultima parola poiché il giornalista aveva preso pubblicamente le distanze dalla politica della maggioranza. Quel mese, Paragone fu anche accusato dall’allora deputato PdL Giorgio Stracquadanio di “salire sul carro dei vincitori“.

Siamo infatti nella fase finale del Governo Berlusconi IV, in odore di dimissioni sotto i colpi dello Spread.

Nel 2013 si dimette dalla carica di vicedirettore di Rai 2. Il 1º marzo 2013 il programma viene trasmesso in prima serata, in sostituzione del telefilm Rex. Nonostante i discreti ascolti registrati, la trasmissione non va più in onda in questa fascia oraria a causa di alcuni dissidi tra il conduttore e la dirigenza Rai.

Il 9 luglio 2013, ormai epurato dalla Rai, firma un contratto con LA7 per la conduzione del talk show La gabbia, basato su posizioni anti-sistema e fortemente critico verso l’Unione europea. Due anni dopo condurrà da giugno ad agosto, la versione estiva di In onda insieme a Francesca Barra.

Dal 7 aprile 2014 al 3 febbraio 2017, insieme a Mara Maionchi e Ylenia Baccaro, conduce su Radio 105 il programma Benvenuti nella giungla.

Il 28 giugno 2017, dopo l’arrivo di Andrea Salerno in qualità di neo direttore di LA7, La Gabbia viene cancellato.

Paragone nel Movimento cinque stelle

Gianluigi Paragone si è avvicinato al Movimento 5 Stelle, soprattutto durante l’attivismo contro il Decreto Lorenzin sui vaccini obbligatori. La svolta si ha nel settembre 2017, quando conduce la festa Italia 5 Stelle a Rimini, dove Luigi Di Maio viene nominato candidato premier.

Il 4 gennaio 2018 Paragone annuncia la sua candidatura alle elezioni politiche del 2018 nelle liste M5S, venendo eletto al Senato nel listino proporzionale.

I primi screzi col Movimento arrivando quando il 10 settembre 2019 si astiene dal voto di fiducia al Governo Conte II, accusando il partito di essersi snaturato. Resterà comunque senatore.

La definitiva rottura arriva il 18 dicembre 2019, quando vota contro la Legge di Bilancio 2020 definendola “conforme alla logica della gabbia di bilancio imposta da Bruxelles“. Viene pertanto deferito ai probiviri per violazione dello Statuto del Movimento 5 Stelle. Fino alla espulsione definitiva del 31 dicembre. Stessa data del benservito di un altro volto noto dei Pentastellati: il capitano De Falco, diventato famoso per la telefonata col comandante Schettino del 2012.

Gianluigi Paragone carriera

gianluigi paragone m5s

A riassumere brillantemente la sua carriera è Mattia Feltri su La Stampa. Gianluigi Paragone fu nominato da Umberto Bossi direttore della Padania, in favore della quale si batté per il finanziamento pubblico, così «importante per il sistema democratico». Eppure oggi dice che il finanziamento pubblico è roba da casta e Radio radicale se la veda col mercato.

Da direttore del quotidiano secessionista definì Bossi «gigante della storia», poi passato a Libero a scrivere di Silvio Berlusconi, innalzato al titolo di «miglior politico italiano» e con prospettive «internazionali».

Lo stesso Berlusconi che lo piazzò in Rai, alla Rete uno e anche alla Rete due, nel tempo in cui il suddetto Paragone riteneva che Beppe Grillo fosse l’«ennesimo inutile leader politico». Alla Rai, come visto, fu non solo presentatore ma anche addirittura vice-direttore dei Tg delle due reti.

Lasciato il centrodestra ormai in crisi, passa a La7, e intanto liquidati Bossi («va rottamato») e presto pure Berlusconi («è finito»), decise che invece Grillo era un «elevato che si occupa di metapolitica». Del resto, il M5S ben si sposava con l’impostazione de La gabbia.

Diventa quindi candidato dai grillini senza passare dalle parlamentarie, ma per volere supremo di Luigi Di Maio, allorquando Di Maio era «l’ unico candidato premier».

Fervente sostenitore del vincolo di mandato (chi vota in dissenso dal partito in cui è stato eletto va a casa), vota in dissenso dal partito in cui è stato eletto ma non va a casa.

Ora vedremo dove andrà. Pare che dopo questa legislatura non si candiderà più. Ma visto il personaggio, non si può mai sapere…

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Una risposta a “Gianluigi Paragone: più che grillino, cicala dei potenti”

  1. socio che?
    blogger sì, cioè colui che scrive sul web ciò che più gli aggrada, cioé balle
    va a lavurà terun

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