Vent’anni fa nasceva Dolly: a che punto è clonazione

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 25 Maggio 2021

Allora avevo sedici anni e quando sentii la notizia rimasi sconvolto: era il 22 febbraio 1997 e fu data solo in quel momento notizia che in Scozia, il 5 luglio dell’anno precedente, era stato clonato un animale. Un essere vivente creato in laboratorio da esseri umani. La vittoria definitiva della ragione scientifica sul mistero della vita. Eppure, il suo nome suonava docile: Dolly, in onore della prosperosa cantante country Dolly Parton, dato che la cellula usata per la clonazione fu una cellula mammaria. Non si trattava del primo animale clonato con successo in assoluto, ma la notizia fece scalpore perché la procedura era avvenuta mediante cellula somatica.

Ma all’epoca, con il solito fare semplicistico dei media, la notizia fece passare Dolly quale primo essere vivente clonato in assoluto. Così, si aprirono dibattiti etici, ma, soprattutto, scenari al limite del fantascientifico. ”Mangeremo animali clonati!” si disse. Ma soprattutto, si aprirono scenari per la clonazione degli esseri umani. Colti ovviamente in balzo dalla cinematografia, sempre pronta a cavalcare l’immaginario collettivo. Si pensi al film ”Il sesto giorno” con Arnold Schwarzenegger. O al più buffo nostrano ”Fantozzi 2000: la clonazione”. Che peraltro chiuse anche miseramente la lunga serie ideata da Villaggio. Ma cosa è rimasto oggi della clonazione?

Dolly: come nacque e i suoi sei brevi anni da pecora

dolly piccolaCome riporta Wikipedia, il metodo utilizzato da Ian Wilmut per ottenere la clonazione a partire da una cellula somatica adulta consiste nel trasferimento nucleare di cellule somatiche: i nuclei di cellule non appartenenti alla linea germinale del donatore vengono trasferiti in cellule embrionali denucleate (private del proprio nucleo) e quindi indotti ad avviare lo sviluppo del feto tramite elettroshock e successiva impiantazione in una madre surrogata. Difatti Dolly ha avuto tre madri: una fornente il nucleo di una cellula non germinale e quindi il DNA (la vera pecora clonata), un’altra la cellula embrionale denucleata e l’ultima è la madre surrogata di 6 anni.

Nel 1999 su Nature è stata pubblicata una ricerca in cui si suggeriva che Dolly poteva essere suscettibile di un invecchiamento precoce a causa dei ridotti telomeri delle sue cellule. Si speculò che questi potevano essere stati ereditati dalla madre, che aveva l’età di 6 anni quando le fu prelevato il materiale genetico, così che Dolly poteva avere geneticamente già 6 anni alla nascita. I primi segni di un invecchiamento precoce sono stati effettivamente riportati nel 2002, quando Dolly aveva 5 anni. Sviluppò una forma potenzialmente debilitante di artrite, insolita a questa giovane età. Ciò andò a sostegno dell’ipotesi della senescenza prematura.

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D’altra parte, il Dott. Dai Grove White, della Facoltà di Scienze Veterinarie dell’Università di Liverpool, sostenne che “l’artrite potrebbe essere dovuta alla clonazione così come potrebbe non esserlo. Da quello che ne sappiamo, Dolly potrebbe essersi infortunata la zampa saltando sopra un cancello e favorito lo sviluppo dell’artrite”. Inoltre, il Dott. John Thomas, ha evidenziato che la maggior parte degli animali clonati successivamente a Dolly mostrano telomeri di lunghezza normale, e che nei cloni seriali essi addirittura si allungano ad ogni successiva generazione.

Dolly fu abbattuta il 14 febbraio 2003 (all’incirca cinque mesi prima del suo settimo compleanno), a causa di complicazioni dovute a un’infezione polmonare, frequente nelle pecore più anziane, ma che portò alla speculazione che Dolly fosse morta prematuramente. Gli scienziati di Roslin, comunque, dichiarano di non pensare che ci siano connessioni con il fatto che Dolly sia un clone, e che anche altre pecore nella fattoria hanno avuto problemi simili, forse per il clima o per le condizioni non sicure. Oggi è esposta, imbalsamata, al National Museum of Scotland.

A che punto è la Clonazione oggi

dolly pecora clonataFocus sottolinea come nel 2008, gli Stati Uniti hanno ammesso la clonazione di mucche, capre e maiali, che vengono utilizzati soprattutto per la riproduzione, mentre in Europa il Parlamento Europeo ha votato per bandire la clonazione di animali da allevamento e la vendita di carne e latte derivati da animali clonati. In Cina un’azienda progetta di iniziare a produrre almeno 100.000 bovini clonati l’anno per la macellazione. Fin dall’inizio si parlò della possibilità di usare la clonazione per creare fotocopie dell’animale di casa, cane o gatto, ma sebbene diverse aziende si siano lanciate nel corso degli anni su questo fronte nessuna ha avuto grande successo. Non è semplice, le percentuali di successo non sono alte e non c’è naturalmente alcuna garanzia che il clone sia, nel comportamento, la copia dell’animale scomparso. A resistere sul mercato c’è un’azienda in Sud Corea che offre la clonazione di cani per circa 80.000 euro. Si è parlato anche di clonare animali appartenenti a specie in pericolo di estinzione, o addirittura animali estinti, come i mammut, ma nessuno di questi progetti è finora divenuto realtà. In Spagna, ad esempio, nel 2007 è stato clonato lo Stambecco dei Pirenei, estinto nel 2000. L’uccello però è morto subito dopo la sua nascita, per un problema ai polmoni. Ciò è un chiaro esempio di come oggi ciò sia ancora un fatto remoto.

La clonazione di esseri umani

il sesto giornoCome lo è ancora di più la possibilità di clonare un essere umano, per i rischi inaccettabili che pone. Se perfezionata, la clonazione potrebbe essere una valida strategia riproduttiva, in aggiunta alla fecondazione in vitro, alle madri surrogate, all’adozione e alla riproduzione tradizionale. La clonazione ha aperto la strada per rendere meno controversa l’ingegneria genetica applicata ai bambini sia per lo screening genetico, permettendo di diminuire i rischi di malattie ereditarie, che per assicurare la compatibilità nel trapianto di cellule staminali nei fratelli con almeno un genitore in comune. La clonazione umana è comunque allo stato attuale ufficialmente vietata a livello internazionale. Ma ha dato comunque il via alla cosiddetta medicina rigenerativa.

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