Dai decreti sicurezza a Quota 100: Conte cancella Salvini sulla nostra pelle

Il Governo Conte bis ha compiuto un anno da un mese circa ed è nato dal voltafaccia dei Cinquestelle, che si sono alleati proprio con quel partito che hanno criticato aspramente per 10 anni. Ovvero, fin dalla loro nascita: il Partito democratico.

Non solo, si sono alleati pure con quel Matteo Renzi, dipinto come il male assoluto quando era Premier e sbeffeggiato durante una diretta streaming. Contro la quale il Movimento schierò addirittura Beppe Grillo, comprendendo bene le capacità oratorie dell’ex Sindaco di Firenze.

Ma anche Giuseppe Conte, quanto a voltafaccia, non scherza. Soprattutto nei confronti di Matteo Salvini. Passato da alleato a mostro assoluto nel giro di pochi giorni.

I casi sono due: o Conte soffre di bipolarismo oppure è un opportunista politico. Come tanti altri. Ha voluto cioè cavalcare l’avanzata leghista per diventare Premier, farsi un annetto di formazione a Palazzo Chigi e poi prendere una sua strada.

Arrivando perfino a citare, cosa che non fanno neppure i peggiori dittatori, durante uno dei suoi comizi serali in diretta sulla prima rete nazionale, lo stesso leader del Carroccio e Giorgia Meloni. Vale a dire, i leader dell’opposizione.

In questo voltafaccia generale, il Governo Conte bis sta cancellando quanto fatto durante la sua prima versione. In primis, due leggi simbolo dell’alleanza Cinquestelle-Lega: i decreti sicurezza e Quota 100.

Ecco cosa cambia in tema di immigrazione e per chi deve andare in [sta_anchor id=”quota”]pensione[/sta_anchor].

Cosa cambia su immigrazione con cancellazione decreti Salvini

quota 100

Come riporta Il Giornale, il decreto è composto da 12 articoli e modifica di fatto i decreti sicurezza firmati dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Tra le novità sostanziali, troviamo la reintroduzione del rispetto degli “obblighi costituzionali e internazionali dello Stato in materia di rifiuto o revoca del permesso di soggiorno“. E il passaggio dall’ammenda amministrativa – che con Salvini arrivava fino a un milione per chi avesse salvato i migranti in mare – alla multa compresa tra 10 e 50mila euro applicabile solo al termine di regolare processo penale.

Novità che faranno ripartire senz’altro il business dei migranti. Spariscono anche le multe milionarie alle navi ong, che non verranno più confiscate.

Previste delle sanzioni di entità nettamente inferiore, con il carcere fino a 2 anni per gli attivisti che non si coordinano con le autorità marittime dei Paesi di bandiera e con quelle che intervengono durante i soccorsi.

Tutti i divieti e le limitazioni tornano di competenza del Ministero delle Infrastrutture e non saranno più del Viminale.

Come se non bastasse, la permanenza nei Centri di prima accoglienza passa da 180 a 90 giorni, prorogabili di altri 30 giorni nel caso in cui lo straniero sia un cittadino proveniente da un Paese con accordo di riammissione. I richiedenti asilo potranno poi iscriversi all’anagrafe e convertire il permesso di soggiorno in permesso di lavoro, oltre che ottenere una carta di identità valida per tre anni.

Ancora, torna la protezione umanitaria denominata “protezione speciale” e viene reintrodotto il divieto di respingimento ed espulsione in Stati che violano i diritti umani.

Cosa accade a pensioni con cancellazione Quota 100

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Più che di cancellazione, si tratta di far morire Quota 100 alla fine del triennio previsto. Ossia il 2021. Conte ha già detto di non volerla rinnovare.

Come funziona Quota 100? Come spiega Altroconsumo, il nome deriva dalla somma algebrica tra l’età anagrafica e gli anni di contributi versati. Se la somma di questi due numeri dà 100, allora puoi andare in pensione senza aspettare i 67 anni per accedere alla pensione di vecchiaia.

Ci sono però dei paletti: sono, infatti, richiesti come minimo 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi.

Le altre possibili combinazioni sono:

  • 63 anni più 38 di contributi (somma 101)
  • 64+38 (102)
  • 65+38 (103)
  • 66+38 (104)

Quota 100 è a tutti gli effetti una pensione anticipata, cioè una possibilità per andare prima in pensione rispetto a quella di vecchiaia, che dal 2019 si raggiunge a 67 anni (con almeno 20 anni di contributi – questo limite vale per tutti, uomini, donne, lavoratori dipendenti e autonomi).

Ci sono poi altre finestre e il divieto di cumulo: chi userà Quota 100 non potrà arrotondare sommando alla pensione redditi da lavoro superiori ai 5 mila euro lordi l’anno. Il divieto avrà una durata uguale agli anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale.

Se è vero che Quota 100 comporta il principale svantaggio di andare in pensione percependo di meno e non sfruttando la rivalutazione annuale, è anche vero che, come ricorda Investire oggi con le parole di Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, la legge ha consentito a 300 mila lavoratori di andare in pensione. Favorendo il ricambio generazionale e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Il tutto alla luce del fatto che, tra febbraio 2019 e febbraio 2020, si è ridotta la percentuale di disoccupazione di oltre 1 punto. E si è abbassata di 4 punti la disoccupazione giovanile.

Cosa potrebbe esserci dopo Quota 100? Il Governo pensa a Quota 102. Ossia consentire, dal 2022, a chi lo desidera, l’uscita anticipata a 64 anni di età con un mimino di 38 anni di contributi.

Accettando però un taglio del 2,8-3% della parte di pensione calcolata con il calcolo contributivo (modello introdotto nel 1996 per tutti i lavoratori) per ogni anno che serve per raggiungere i 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia. Vale a dire l’orizzonte ordinario della pensione.

Questa soluzione potrebbe essere particolarmente favorevole ai lavoratori più maturi e ormai prossimi al riposo. Ovvero quelli nati a cavallo degli anni ’60, per i quali buona parte della pensione viene infatti calcolata attraverso un modello misto retributivo (per le annualità fino al ’96) e contributivo (per le annualità successive).

L’alternativa alla cosiddetta quota 102 (costo ipotizzato: 8 miliardi di euro) consisterebbe nel puntare su uscite flessibili ancora più anticipate anagraficamente e flessibili calcolando l’assegno interamente con il contributivo.

Lo Stato avrebbe costi più elevati, in prima battuta, ma poi risparmierebbe nel tempo perché le pensioni ottenute sono legate ai contributi versati e più basse di quelle calcolate con una parte di retributivo.

Dunque, una Italia che torna un porto aperto alla mercé di scafisti e Ong. Con chi deve andare in pensione che rischia di vederla slittare di qualche anno e il rallentamento del turn over. Torniamo, dunque, ad eseguire i compiti assegnatici dall’Ue.

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