Referendum costituzionale, Lobby voteranno Sì: lo conferma questo sondaggio

Mancano meno di due settimane al Referendum costituzionale. Il cui dibattito è stato portato all’esasperazione, tanto che il 4 dicembre sembra essere diventato il Giorno del giudizio per la nostra Repubblica. D’altronde, questa spirale l’ha creata Renzi, col suo vizio di personalizzare ogni provvedimento che mette in campo. Come se ogni volta Parlamento o gli elettori italiani votassero pro o contro di lui. Renzi vuole dimostrare che in quattro anni farà più cose di quanto fatto dalla politica italiana in venti. Il che può essere un bene, ma fino ad un certo punto. Dato che fare le cose in fretta, come insegna anche un proverbio, può indurre all’errore. E con il prossimo referendum costituzionale sono in ballo la Costituzione e gli equilibri istituzionali. Roba che non può essere trattata alla stregua del linguaggio semplicistico o alla velocità impostati dall’ex Sindaco di Firenze.

Bisogna poi riflettere anche sul fatto che la Riforma costituzionale voluta da Renzi piace alle lobby, come dimostra questo sondaggio pubblicato da La Repubblica.

Referendum costituzionale, le lobby voteranno Sì

http://1.bp.blogspot.com/-F88vJSzIAN0/ToozXHiHfaI/AAAAAAAAAf4/dB22_CGyGDU/s1600/banche1.jpgCome riporta Contropiano, chi sostiene il Si e Renzi, sono esattamente le forze che hanno rovinato e stanno rovinando la vita a milioni di persone, soprattutto lavoratori, disoccupati e pensionati.  Lo fanno in base alla loro collocazione sociale e a interessi materiali ben definiti. Renzi “è stato messo lì da loro” come ha detto Marchionne un paio d’anni fa. E sono queste forze ad avere interesse che prevalga il Si in un referendum che destruttura l’assetto costituzionale esattamente come richiesto dalla banca d’affari JP Morgan. La Repubblica riporta che, secondo un sondaggio condotto dall’agenzia di stampa Bloomberg, su 42 top manager di grandi aziende italiane, ben 41 intendono approvare il referendum fortemente voluto dal premier Matteo Renzi. Bloomberg ha inoltre raccolto le posizioni di 100 tra presidenti e amministratori delegati delle principali aziende italiane: anche in questo caso la maggioranza a favore del sì è schiacciante. Esattamente il contrario di quanto sta invece emergendo nel resto della società dove il No sarebbe in testa.

Banche d’affari, multinazionali e affaristi puntano alla vittoria di Renzi. Il capo economista della Deutsche Bank afferma ad esempio che “un’Italia senza riforme starebbe meglio fuori dall’euro” (magari diremmo noi). Il si al referendum, scrive invece un rapporto della Morgan Stanley, “sarebbe una precondizione importante per continuare il processo di riforme italiane”.

Referendum costituzionale, le lobby però non temono una vittoria del No

http://4.bp.blogspot.com/-z4ZFsQjyGew/U2lSWRiQwEI/AAAAAAAAC6A/rxf4cNKU-0E/s1600/banche-svizzere.jpgContemporaneamente però gli stessi apparati finanziari – diversamente dalla strumentale analisi della Banca d’Italia – diffondono previsioni rassicuranti in caso di vittoria del NO al referendum. “La sconfitta di Renzi sarebbe un risultato negativo ma gestibile” sostiene la Morgan Stanley. Mentre per il Credit Suisse “ci sarebbe volatilità dei mercati (stessa categoria usata da Banca d’Italia) ma non problemi sistemici”. Prudenza o sufficienza dei cosiddetti mercati? No. Il problema è che dopo la Brexit britannica, dove gli interessi di classe dei due schieramenti coincidono con quelli in campo in Italia nel referendum, non possono negare che dopo la vittoria del “live” in Gran Bretagna, l’economia non è affatto crollata come minacciavano allora gli araldi del capitale finanziario e i giornali liberaldemocratici. Anzi.

Referendum costituzionale, uno scontro tra classi

Insomma, come accaduto con la Brexit in Gran Bretagna, anche in Italia il referendum costituzionale è diventato uno scontro tra classi sociali. Col Sì sono schierati le banche, i comitati d’affari, la Confindustria, i grandi giornali. Col No si sono schierati grossa parte di lavoratori, disoccupati, emarginati sociali.

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