Referendum autonomia Lombardia e Veneto: cosa cambia se vince il Sì

Cosa dice Referendum autonomia Lombardia e Veneto? E come funziona Referendum autonomia Lombardia e Veneto? Dopo quanto successo in Spagna – dove il referendum proposto in Catalogna affinché quella regione spagnola diventasse politicamente ed economicamente indipendente dal resto del Paese iberico, ma è stato represso nel sangue dal governo centrale quasi come fossimo ai tempi di Franco – l’attenzione in Italia si sposta sul referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto. Senza dubbio, le due regioni più ricche d’Italia, che fin dagli anni ‘90, sotto la bandiera della Lega Nord, chiedono di staccarsi dal resto d’Italia.

I toni però sono diversi: se prima il Carroccio, quando “ce l’aveva duro” ed era guidato dal Senatur Bossi, chiedeva addirittura la secessione e di avere una moneta propria, oggi i toni sono molto più moderati e meno agguerriti. Bossi ormai è ridotto ad un totem del passato – un po’ l’ictus che lo ha colpito anni fa e un po’ per gli scandali familiari che gli hanno fatto perdere credibilità – mentre in generale la Lega si è istituzionalizzata per merito di Berlusconi. Diventando partito di Governo. Via personaggi scomodi alla Borghezio o alla Gentilini, e giù dentro con Salvini e la sua visione nazionalizzata.

Dunque, il prossimo referendum proposto a lombardi e veneti per chiedere l’autonomia delle loro rispettive regioni non servirà per avere uno Stato proprio, bensì un’armonizzazione fiscale e la totalità delle competenze. Ecco dunque cosa cambia se vince sì a referendum autonomia Lombardia e Veneto.

Cosa dice referendum autonomia Lombardia e Veneto

referendum autonomia lombardia venetoCome riporta IlSole24Ore, il referendum del 22 ottobre trovano legittimazione nell’articolo 116 della Costituzione, che dà la possibilità alle Regioni di trattare con lo Stato materie di competenza in più rispetto a quelle previste dall’articolo 117 della legge fondamentale dello Stato. In particolare, Lombardia e Veneto chiedono di trattenere una quota maggiore delle risorse che scaturiscono dalla tassazione, abbattendo il cosiddetto “residuo fiscale”, ossia lo scarto esistente tra tasse pagate dalla regione e spesa pubblica ricevuta sul territorio regionale.

Chi andrà a votare in Lombardia – il voto sarà elettronico – dovrà rispondere a questo quesito referendario: “Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?». Più sintetico quello in Veneto: “Vuoi che alla regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”.

Cosa cambia se vince Sì referendum autonomia Lombardia e Veneto

veneto referendum zaiaIl sì sembra essere il risultato scontato. Anche perché tale referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto sta riscontrando favori “bipartisan”. Oltre a Forza Italia e ovviamente Lega Nord, sta ottenendo consensi nel M5S e in pezzi del Pd. Come il Sindaco di Milano Sala, quello di Bergamo Gori, il Governatore della Puglia Emiliano, e così via. Ma cosa cambia nel concreto? No, non ci troveremo dinanzi a muri o fili spinati posti al confine, o al dover cambiare i soldi o fare il passaporto se dobbiamo recarci in queste due regioni. In quanto consultive, le due consultazioni non hanno valore vincolante ma potrebbero avviare, in caso di vittoria dei Sì, una trattativa con il governo. Trattativa che potrebbe sfociare in una proposta di legge, che dovrà essere approvata da entrambi i rami del Parlamento. Le due regioni chiedono di gestire in totale autonomia settori come la sanità, il turismo, ma anche la sicurezza e l’immigrazione. E di tenere sul territorio quanto invece oggi viene versato al governo centrale di Roma. Essendo consultivo, darà solo una indicazione su come la pensano i cittadini che vivono in queste due regioni, con i due rispettivi governatori che avranno così l’avallo dal popolo per trattare col Governo ed ottenere maggiori concessioni.

Quando e come si vota referendum autonomia Lombardia e Veneto

referendum autonomia lombardia e veneto voto elettronicoIl referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto si vota domenica 22 ottobre, dalle ore 7 alle ore 23. La differenza tra il caso veneto e quello lombardo è nel quorum. Nel primo caso la proposta sottoposta a consultazione è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è stata raggiunta la maggioranza dei voti espressi. Possono partecipare al referendum consultivo i cittadini iscritti nelle liste elettorali dei comuni della Regione. In Lombardia invece non è previsto un numero minimo di votanti affinché il referendum sia valido.

La vera chicca però è rappresentata dal fatto che si voterà in maniera telematica. Primo caso assoluto in Italia. Nelle urne gli elettori troveranno un dispositivo, anziché ricevere la tradizionale scheda elettorale cartacea e la matita indelebile. Il dispositivo chiederà di pigiare su Sì, No e Scheda bianca, per poi confermare il voto. Anche lo spoglio sarà automatico, con il Presidente del seggio che dovrà solo cliccare un bottone e il risultato finale sarà stampato. Tutto veloce, semplice. E questo sistema potrebbe spingere in tanti alle urne anche solo per la curiosità di votare per la prima volta così.

Visto quando e come si vota per il referendum autonomia Lombardia e Veneto, e cosa cambia se vince il Sì, una domanda sorge spontanea: questo referendum è giusto? Anche se sono meridionale, e vivo ancora al Sud, dico comunque di Sì. Le due regioni non possono essere spremute e sfruttate per le falle e gli errori che ancora si perpetuano al Sud. Io sono per il federalismo, che responsabilizza gli amministratori locali ma al contempo, sottrae sprechi e ruberie al governo centrale. La globalizzazione ha mostrato tutte le sue pecche ed ingiustizie, e le istanze identitarie che si stanno levando da ogni angolo del Mondo (Brexit, Trump, Catalogna, Nordest Italia) ne sono la conferma.

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