Renzi confermato segretario: crisi di Governo e inciuci a destra, il Pd che verrà

Matteo Renzi stravince le Primarie del Partito democratico, con un netto 71,1%, ossia un milione e 283.389 preferenze. Bissando così il già netto risultato dei circoli. Mentre sono andati rispettivamente 21,1% al Ministro Orlando e 7,8% al Governatore della Puglia Michele Emiliano. Renzi dunque si riprende il suo partito, dopo la sonora sconfitta al Referendum di inizio dicembre scorso, ma non può sorridere del tutto. Ci sono numeri negativi di cui non può tenere conto (anche se il suo ego glielo consentirà): ha incassato infatti 600mila voti in meno rispetto al 2013, mentre gli elettori complessivi sono stati oltre 1,8 milioni. Ben un milione in meno rispetto a quasi quattro anni fa.

Una grossa perdita, scaturita probabilmente dal distacco della sinistra Pd e dal ritorno verso il centrodestra dei voti berlusconiani e centristi. Gli stessi, che permisero al Pd renziano di arrivare al 41% alle europee dell’anno successivo. Ma cosa accadrà ora con il prepotente ritorno di Renzi? Cerchiamo di capirlo di seguito.

Renzi vince le Primarie Pd: probabile crisi di Governo per Gentiloni e inciuci a destra

Renzi è tornato col vento in poppa, almeno nel suo Pd. Pertanto, ha tutto l’interesse di andare quanto prima al voto, possibilmente in autunno così da avere la possibilità di mettere mano alla legge di bilancio. Sebbene il Governo Gentiloni sia sostanzialmente un continuum col suo, Renzi non è tipo da starsene nelle retrovie. Come già dimostrato nel 2013, quando divenne segretario prima e Premier poi cacciando Enrico Letta da Palazzo Chigi, vuole tornare ad essere Presidente del consiglio. A lui non importa fare ma essere, ed è davvero disposto a tutto pur di raggiungere l’obiettivo.

Con lui svanisce la possibilità di costruire un centrosinistra vero e proprio, con il Pd alleato a Sinistra italiana e ai transfughi di Mdp. Renzi punterà come suo solito verso il centrodestra, confermando l’alleanza con alfaniani, verdiniani, Casini e magari Berlusconi. Anche se quest’ultimo, rispetto ai tempi del Patto del Nazareno, è elettoralmente in ripresa e sa che può contare su alleati in crescita come Salvini e Meloni. Alcuni sondaggi, che però sappiamo quanto lascino il tempo che trovano, dicono che il centrodestra unito può giocarsela.

Ma a parte ciò, rispetto a tre anni e passa fa, Renzi è un eroe smascherato. Lo abbiamo visto al Governo e, a parte qualche buona legge, si è dimostrato essere quel “bomba” così come lo chiamavano da ragazzo per le balle che raccontava. E ciò spiega anche i 600mila voti mancanti rispetto al 2013. Il suo appeal è in calo e, sebbene nel Pd non abbia rivali (credevo che Emiliano avesse più peso elettorale, oltre a quello corporeo), a livello nazionale deve fare i conti con un Movimento cinque stelle ormai consolidatosi su numeri elevati e il ritorno del centrodestra. Ovviamente, va di fretta anche per questo motivo nel voler andare al voto. Sa che più tempo tiene in vita il Governo Gentiloni, più si riducono le sue possibilità di vincere. Nei mesi che gli restano da vivere lo terrà sotto scacco in Parlamento.

Affluenza primarie in calo in Regioni e città rosse

Ma c’è un dato negativo nel dato negativo per il Pd renziano: oltre al calo generale di quasi un milione di votanti rispetto a tre anni e mezzo fa, è da sottolineare il dato in forte calo sull’affluenza nelle regioni “di sinistra”, come l’Emilia Romagna, la Toscana, il Piemonte, l’Umbria. Ma anche in alcune città-simbolo come Genova e perfino la Firenze di Renzi. Come riporta Libero, in Emilia Romagna ad esempio, regione rossa per eccellenza insieme alla Toscana, si sono registrati 200mila voti. Ovvero la metà del 2013. “I dati di questa regione testimoniano che il Pd è cambiato ed è diventato il Pdr, il partito di Renzi”: questa è l’accusa di Sandra Zampa, vicepresidente del Pd. Ed è difficile darle torto. E’ un Pd sempre meno di sinistra, visto il distacco di una parte della sua intellighenzia (gli ex Ds che hanno creato Mdp) e di una parte dell’elettorato.

Infine, due pensieri franchi. Il primo, il Partito democratico ha incassato 3,6 milioni di euro da queste Primarie. Visto che per farlo occorre sganciare due euro (uniche primarie al mondo che si pagano e sono aperte anche ai non iscritti). Un bel bottino, complimenti. Secondo, il numero percentuale conquistato da Renzi è il 71. Andate a vedere cosa significa nella cabala napoletana.

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