Anche a Roma c’è una Terra dei fuochi, ecco dove

Con il termine “Terra dei fuochi” si individua da una decina di anni quel fenomeno criminale che ha distrutto parte dell’eco-sistema della Campania. Soprattutto i territori che includono la provincia di Napoli e Caserta. Nei quali sono stati dissotterrati fusti di rifiuti tossici provenienti anche dalle aziende del Nord, nonché si bruciavano e si bruciano ancora materiali che altrimenti richiederebbero alti costi per essere smaltiti.

Insomma, la Campania è stata per anni utilizzata come una discarica delle aziende del Nord, grazie alla compiacenza di imprenditori e camorristi locali. Lo stesso Giorgio Napolitano, diventato poi Presidente della Repubblica per ben due volte, quando era Ministro dell’Interno fece secretare le dichiarazioni di Carmine Schiavone su quanto era stato perpetuato nel territorio campano.

Qualche anno fa, si è parlato molto di Terra dei fuochi, anche grazie al libro di Roberto Saviano, Gomorra, tradotto in tantissime lingue e distribuito in decine di Paesi nel Mondo. Si promossero fiaccolate, tanti Vip si fecero fotografare con tanto di cartelloni sui quali scrivevano di voler adottare un Comune rientrante tra le zone colpite.

Come sempre accade, insomma, per qualche settimana media e Social hanno posto sotto i riflettori il fenomeno. Per poi far calare il silenzio (basta vedere quanto successo con la Grecia e con la Siria di recente). Ma di terra dei fuochi si muore ancora e si morirà ancora. Neonati, bambini in tenera età, adolescenti, adulti, anziani. Un apocalisse simile a quella di Cernobyl.

Comunque, di terre dei fuochi in Italia ce ne sono varie. Per motivi diversi. Anche a Roma. Ecco dove.

Terra dei fuochi a Roma dove

Dove si trova la terra dei fuochi di Roma? Come riporta Contropiano, quell’ampio territorio di Roma densamente popolato che comprende diversi Municipi, denominato Roma Est, è una nuova “Terra dei Fuochi”. Rifiuti tossici e pericolosi, solventi gettati nelle acque dei pozzi, sversamenti provenienti da insediamenti industriali, roghi tossici e altro hanno reso questo territorio una “Nuova Terra dei Fuochi”, con un netto aumento delle patologie tumorali e cardiovascolari.

Zone come quella di Case Rosse, ma anche di Castelverde, Tor Sapienza, Ponte di Nona, tanto per citarne qualcuna, dove ci sono delle cave mai bonificate e discariche abusive, sono zone con un rischio ambientale elevatissimo. Occorre dire che già nel 2012 il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio assegnò, a queste zone, il primato della mortalità, dovuta a tumori maligni, alle persone di sesso maschile. Va sottolineato il fatto delle falde acquifere che posso essere inquinate dai rifiuti pericolosi interrati e dagli sversamenti nocivi (Case Rosse, Borghesiana, Lunghezza, Città del Sole, Ponte di Nona). Bisogna ricordare che in queste zone vi sono anche le sorgenti dell’acquedotto Vergine.

Terra dei fuochi a Roma, cosa dice Arpa Lazio

arpa lazio

L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Lazio (ARPA Lazio) già ha riscontrato, nelle acque sotterrane – parlo delle sorgenti dell’Acqua Vergine, acqua che viene utilizzata da moltissimi cittadini romani nell’uso domestico – elevate concentrazioni di piombo e tricloroetano. Molto importante è quanto scritto da studiosi italiani in uno studio pubblicato nel 2017 dove, nelle conclusioni, sta scritto:

Si è visto come anche a Roma, città dalla limitata vocazione industriale, il problema della contaminazione delle acque di falda da solventi clorurati sia una questione emergente, specialmente in quei settori dove si sono insediati i pochi stabilimenti industriali romani.

La maggior parte di questi siti è stata notificata ai sensi dell’art. 245 del D.Lgs152/2006, ovvero in qualità di “soggetto non responsabile” della contaminazione. Questo comporta che sia la Città Metropolitana di Roma Capitale, ente preposto alle indagini, a dover individuare eventuali responsabilità. L’esperienza delle altre realtà urbane italiane insegna però che, fatti salvi i casi in cui le evidenze siano tali da rendere possibile l’accertamento delle responsabilità, nella maggior parte delle situazioni le Amministrazioni regionali devono intraprendere un complesso percorso amministrativo, inter-istituzionale, volto alla predisposizione di piani per l’inquinamento diffuso.

Circa il rischio associato al consumo di ortaggi e specie vegetali irrigati con acque contenenti solventi clorurati, a titolo di esempio, si citano alcuni autori che hanno testato l’assorbimento di Tricloroetilene (Chard et al. 2006) su alberi da frutta (meli e peschi), i quali concludono che il principale assorbimento risulterebbe avvenire nelle radici, nel tronco e nei rami, mentre nelle foglie e nei frutti non sarebbe stata rilevata la presenza di questa sostanza. Risulta, per quanto sopra evidente, la necessità di approfondimenti e studi che possano consentire la redazione di linee guida ed indicazioni sul tema da parte delle autorità sanitarie nazionali, vista anche la crescente richiesta di rassicurazioni da parte della cittadinanza.

Nel merito si evidenzia che in assenza di tali approfondimenti, l’esigenza della Pubblica Amministrazione di attenersi al principio di precauzione si traduce sovente in misure restrittive e limitazioni d’uso, con il paradosso, nel caso frequente di lieve contaminazione, di interdire l’utilizzo o imporre sistemi di trattamento anche per acque che avrebbero caratteristiche di potabilità.”

Dunque vi è un importante allarme per la contaminazione da composti organo-alogenati nelle acque di falda nella città di Roma. Bisogna dire che queste sostanze sono ampiamente utilizzate – sia dall’industria sia dall’agricoltura – come pesticidi. Nei rifiuti, se presenti – devo ricordare che l’industria li utilizza come solventi, sgrassanti e sostanze atte a produrre plastificazione – queste sostanze possono provocare inquinamento delle falde acquifere, e rappresentano una delle più importanti cause di inquinamento.

Terra dei fuochi a Roma, la dichiarazione del SISP

terra dei fuochi roma est

Il dottor Fabrizio Magrelli, Direttore del UOC Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP) ASL Roma 2, che da tempo ha lanciato un grave allarme per l’inquinamento dei rifiuti pericolosi interrati, dei solventi, delle falde acquifere. Nella sua relazione (maggio 2015) viene scritto che, per quanto riguarda i roghi tossici e il loro conseguente aumento nell’inquinamento atmosferico, produce, per i fumi irritanti effetti dannosi sia sull’apparato respiratorio, cardio-circolatorio ed oculare e la Diossina sono di grande pericolo per l’apparato respiratorio.

Il dottor Fabrizio Magrelli nella sua relazione scrive che: “…la valutazione epidemiologica sullo stato di salute della popolazione fornisce informazioni degne della massima attenzione in merito ad alcuni eccessi di mortalità, nonché di malformazioni congenite”, con la richiesta di svolgere ulteriori controlli sulle falde, sui terreni “eventualmente da bonificare” e sullo stato di salute della popolazione.

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