Torna crisi tra Russia e Ucraina: cosa rischia Italia

Tra Russia e Ucraina torna la tensione. Proprio come accaduto a fine 2014, quando il paese ucraino si spaccò in 2 tra la parte Est che voleva restare filo-russa (anche per l’alta presenza di abitanti russi) e la parte Ovest filo-occidentale e corteggiata dalla NATO. Che sta cercando, e sempre più ottenendo, di inglobare gli ex paesi comunisti nella propria orbita. Lo scontro portàòad una sanguinosa guerra civile, con la Crimea tornata alla Russia dopo che più di sessant’anni fa l’ex presidente russo Chruscev l’aveva ceduta alla vicina Ucraina (alimentando una battuta che voleva l’ex presidente sbronzo al momento di quella decisione).

A distanza di 4 anni torna la tensione tra Russia e Ucraina. Questa volta, ad accendere la miccia e a far riesplodere la polveriera, come riporta ADNkronos, è stato il fatto che due navi militari ucraine e un rimorchiatore, provenienti dal mar Nero, stavano navigando attraverso lo Stretto di Kerch con l’intenzione di raggiungere il mare di Azov. Quando, secondo le accuse di Kiev, la Russia avrebbe speronato una delle sue navi e poi aperto il fuoco ferendo alcuni marinai.

Secondo Mosca le navi ucraine, che sono state sequestrate, hanno violato le acque territoriali russe, Kiev parla invece in relazione a quanto accaduto di una flagrante violazione del diritto internazionale citando anche un trattato Russia-Ucraina del 2003 sull’accesso libero allo stretto di Kerch e al mare di Azov. Proteste violente si sono registrate ieri in Ucraina davanti alle sedi diplomatiche russe.

Cosa potrebbe accadere tra Russia e Ucraina? E quali rischi corre l’Italia?

Scontro tra Russia e Ucraina, cosa potrebbe succedere

russia ucraina guerra

Cosa potrebbe succedere con lo scontro tra Russia e Ucraina? Il rischio, scrive la Bbc, è che le tensioni nell’est dell’Ucraina possano intensificarsi. I separatisti filo-russi hanno armi pesanti russe, mentre l’Ucraina ha ricevuto aiuti dall’Occidente. La Russia ha aperto un ponte sullo stretto di Kerch quest’anno, stringendo la sua presa sulla Crimea. La Russia ora controlla regolarmente le navi ucraine nel Mar d’Azov, imponendo costi extra all’Ucraina. L’area è vitale per l’economia ucraina: acciaio, grano e altri prodotti passano di lì. Lo scontro mette anche in luce i rischi nelle acque contese al largo della Crimea.

Questa la posizione della Nato:

“La Nato sta con l’Ucraina – si legge in una dichiarazione del Consiglio Nord Atlantico – I membri della Nato invitano la Russia a garantire un accesso senza ostacoli ai porti ucraini e consentire la libertà di navigazione. Non c’è alcuna giustificazione per l’uso della forza militare da parte della Russia contro navi e personale navali ucraini. Chiediamo alla Russia di liberare i marinai ucraini e le navi sequestrate, senza indugio. Invitiamo alla calma e al controllo”.

“Ribadiamo il nostro pieno sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini e le acque territoriali internazionalmente riconosciuti. Condanniamo fermamente l’annessione illegale e illegittima della Crimea da parte della Russia, che non riconosciamo e non riconosceremo – prosegue la dichiarazione – La costruzione da parte della Russia e l’apertura parziale del ponte sullo stretto di Kerch rappresentano un’altra violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. La Nato sta con l’Ucraina e continuerà a fornire sostegno politico e pratico al Paese nel quadro della nostra cooperazione esistente. La Nato continuerà a monitorare la situazione”.

Difficile che la Nato, come noto guidata dagli Usa, intervenga militarmente nella vicenda tra Russia e Ucraina. Anche perché i rapporti tra Trump e Putin sono buoni. A differenza di quanto accaduto col precedente inquilino della Casa bianca, Barack Obama, che non perse tempo a sposare nettamente la causa ucraina. Mentre l’Unione europea, da tempo in astio con il Presidente russo, già parla di nuove sanzioni. E l’atteggiamento del paese ex URSS sta andando adito all’Ue di incattivire ulteriormente il proprio atteggiamento.

Conflitto Russia e Ucraina, cosa rischia Italia

putin conte

Cosa rischia Italia con conflitto tra Russia e Ucraina? La principale preoccupazione riguarda l’approvvigionamento di gas.

Riprendendo quanto disse la CGIA di Mestre quando si stava consumando la suddetta crisi del 2014, la crisi ucraina potrebbe produrre, in tutta Europa, ripercussioni sul fronte dell’approvvigionamento energetico. Dalla Russia, proviene circa il 30 per cento del gas destinato al Vecchio Continente, l’80 per cento del quale passa proprio attraverso i 40mila di chilometri di gasdotti che si snodano lungo l’Ucraina. E’ evidente che il conflitto in corso rischia di frenare i flussi. Per alcuni Paesi come la Croazia, che riceve dalla Russia quasi il 100 per cento del suo gas, saranno seri problemi.

L’Italia è dipendente dal gas russo per circa il 30-35% attraverso il gasdotto Tag (Trans Austria Gas Pipeline), il quale raggiunge il territorio terminando a Tarvisio, in Friuli. Per fortuna, però, le nostre scorte consentirebbero, in caso di immediato blocco, di affrontare l’inverno tranquillamente. I problemi potrebbero presentarsi verso la primavera, quando però il fabbisogno di gas cala nettamente.

Per aggirare il problema, occorrerà incrementare le importazioni da altri Paesi, quali Algeria e Libia. Anche se, con la destituzione di Gheddafi, le cose sono molto cambiate in sfavore dell’Italia.

Il problema poi è che il progetto North Stream sia saltato. Cos’era North Stream? Come riporta Wikipedia, stato un progetto di gasdotto per il trasporto di gas naturale della Federazione Russa attraverso il Mar Nero in Bulgaria e attraverso la Serbia, l’Ungheria e la Slovenia oltre all’Austria.

Il progetto ha creato polemiche a causa della non conformità con la legislazione dell’Unione europea in materia di concorrenza e energia, in particolare il Terzo pacchetto energetico, che prevede la separazione delle operazioni di generazione e vendita delle società dalle loro reti di trasmissione.

La costruzione degli impianti onshore russi per il gasdotto è iniziata nel dicembre 2012. Il progetto è stato annullato dalla Russia nel dicembre 2014 a seguito di ostacoli da parte della Bulgaria e dell’UE, dalla crisi della Crimea del 2014 e dall’imposizione di sanzioni europee nei confronti della Russia. Il progetto è stato sostituito da proposte come il gasdotto Turkish Stream e Tesla.

Occorrerà poi vedere che fine farà il progetto TAP in Puglia, per ora osteggiato.

Un altro rischio per l’Italia arrivano dalle sanzioni. Le quali, come detto, hanno già portato all’aborto del progetto South Stream che sarebbe stato utile.

Come ho già riportato in questo articolo, già qualche anno fa Putin non ha mancato di sottolineare come le sanzioni volute dall’Ue e avallate dal Governo Renzi, siano dannose per il nostro stesso Paese: “I nostri investimenti in Italia”, ha detto il premier russo, “sono del valore di 2-3 miliardi di euro. Ci sono oltre quattrocento aziende italiane in Russia e questo rappresenta oltre un miliardo di scambi commerciali”. Pertanto, afferma, ‘gli imprenditori italiani perdono un miliardo di euro da contratti già siglati (che per alcuni economisti sarebbero addirittura 3). Le sanzioni, dunque, vanno eliminate’.

Ricorda poi come i rapporti italo-russi siano da ben cinque secoli forti e privilegiati. E ancora, come ‘L’Italia sia il quarto partner commerciale della Russia’. Tuttavia, con l’inasprimento dei rapporti tra i due Paesi, di recente gli scambi si sono ridotti di un decimo e nei soli ultimi tre mesi di un quarto. A risentirne di più dell’embargo è il settore agroalimentare che ha perso quasi la metà dei profitti. E la situazione sta precipitando perché la Russia si sta aprendo ad altri mercati, come la Turchia.

A farne le spese però, ricorda, è il made in Italy in generale, che fino a due anni fa vantava esportazioni verso la Russia fino a quasi dieci miliardi di euro. Mentre ora sono scese di oltre un terzo. Non è andata meglio per la meccanica, in calo del 14 percento.

Infine, a dirla tutta, bisogna anche aggiungere che con la Russia siamo, assieme a tutta l’Europa occidentale, anche irriconoscenti. Visto che a liberarci dal Nazismo non fu solo l’America (che ebbe un ruolo limitato, da sommare a quello degli anglo-francesi e partigiani), bensì fu principalmente proprio l’Unione sovietica. Avendo dato alla Germania di Hitler un duro colpo entrando fino a Berlino. E noi che facciamo? Abbiamo pure disertato la commemorazione dei settan’tanni da quell’evento.

Ingrati e autolesionisti. Calpesti e derisi. Nei secoli dei secoli.

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