Sacchetti biodegradabili, due motivi per cui dovremmo arrabbiarci davvero

I sacchetti biodegradabili quanto costano? Come funziona novità dei sacchetti biodegradabili? Perchè paghiamo sacchetti biodegradabili? Il 2018 è già iniziato all’insegna delle polemiche. Come riporta Donna Moderna, sono aumentate sia la bolletta della luce – per le famiglie e i piccoli consumatori che ancora sono nel mercato a maggior tutela – del 5,3% nel primo trimestre dell’anno, sia la bolletta del gas, sempre nei primi tre mesi 2018, con un incremento del 5%. Secondo gli esperti dell’Unione nazionale consumatori, nel 2018 una famiglia tipo pagherà 28 euro in più per la luce e 51 euro in più per il gas. Una stangata complessiva pari a 79 euro. Ma non solo. Aumentano anche i pedaggi autostradali. L’incremento medio del pedaggio per i veicoli sull’intera intera, calcolato sulla base delle percorrenze 2016, per il ministero delle Infrastrutture risulta essere pari al 2,74 per cento.

Ma ci sono picchi notevoli, ben al di sopra. Chi utilizza la Torino – Milano e la Milano – Serravalle, ad esempio, dal primo gennaio sborsa rispettivamente l’8,34 per cento e il 13,91 per cento in più rispetto al 2017. Non si scherza nemmeno in centro Italia, con il + 12,89, fatto segnare dalla Strada dei parchi (da Roma all’Adriatico). Il record negativo assoluto va alla tratta Aosta Ovest – Morgex, dove si sfonda quota 50 per cento (+ 52,69 per cento, per la precisione). La tangenziale di Napoli, invece, costerà 1 euro.

Ma i rincari riguarderanno anche tutta una marea di servizi che utilizziamo sovente: la tassa sui rifiuti (49 euro), gli onorari di professionisti e le tariffe di artigiani (156 euro), i ticket sanitari (55 euro a testa in media), i servizi postali (18 euro) e bancari (38 euro), le polizze auto (25 euro per ogni assicurato).

Ma la cosa che sta facendo incacchiare di più gli italiani sono i sacchetti biodegradabili utilizzati per imbustare frutta e ortaggi. I quali dal primo gennaio dovremo pagare noi sul conto finale della spesa. Il costo medio dovrebbe essere di 2-3 centesimi al giorno, ma ci sono 2 motivi per cui dovremmo incacchiarci davvero.

Sacchetti biodegradabili si pagano solo in Italia

sacchetti biodegradabili costo

Come rammenta Il Corriere della sera – quindi non certo un sito complottista, ma notoriamente vicino ai “poteri forti” – il primo motivo risiede nel fatto che soltanto l’Italia in Europa ha deciso, dal 1° gennaio di quest’anno tramite un emendamento inserito nel decreto legge Mezzogiorno, di far pagare ai clienti i sacchetti sotto i 15 micron, quelli che vengono usati per contenere frutta, verdura e farmaci (anche le farmacie hanno l’obbligo dal primo gennaio di far pagare lo shopper). Ci ha pensato il governo Gentiloni, che aveva avuto la delega da parte del Parlamento nel recepire la normativa Ue. Lo ha fatto probabilmente per uniformare la disciplina a quella prevista per i sacchetti di plastica da oltre 50 micron, per intenderci quella della spesa, dove il pagamento è previsto da parecchio tempo con tanto di voce espressamente segnalata sullo scontrino. Una mossa che potrebbe sembrare anticipatrice di quello che l’Europa potrebbe prevedere tra qualche anno ma che non era espressamente inserita nella direttiva.

Sacchetti biodegradabili cosa sono

Cosa sono i sacchetti biodegradabili? Come dice il nome stesso, i sacchetti biodegradabili sono sacchetti che si riciclano in tutto e per tutto e possono essere buttati nell’indifferenziata. Nella fattispecie, nell’umido, proprio dove buttiamo le bucce della frutta, le foglie o i torsi degli ortaggi che essi contengono. Così, questi sacchetti biodegradabili possono finire tranquillamente nello scarto destinato al concime per gli animali senza arrecare loro danno come invece fa la plastica.

Sacchetti biodegradabili costo

sacchetti biodegradabili come funziona novità

Naturalmente, produrli, così come lavorarli insieme a frutta e verdura ha un costo. E noi paghiamo quello. Perché salvare la natura costa manodopera e impianti produttivi. Quanto costano i sacchetti biodegradabili? Se lo chiedono in molti, per capire quanto il loro costo inciderà sul già esiguo portafoglio. Questo dipende da quanta frutta e verdura compriamo al giorno, ma mediamente si è calcolato un costo di 15 euro al mese. Considerando in media un paio di sacchetti ultraleggeri al giorno. Il costo oscilla, ricostruendo tutti i passaggi della filiera, tra gli 1 e 3 centesimi per shopper. Ma il governo opta per un compromesso prevedendo qualche malcontento della clientela. Concede alle insegne della distribuzione organizzata di venderli sottocosto. Facoltà concessa solo in alcuni periodi e per un numero ben determinato di categorie di prodotte per evitare di fare dumping sui produttori.

Sacchetti biodegradabili perché si pagano

Perché paghiamo i sacchetti biodegradabili? Un’altra domanda che si stanno ponendo in tanti. Fonti del governo che hanno partorito l’emendamento al decreto legge Mezzogiorno poi convertito in Parlamento, spiegano che il senso della misura sta tutta nel segnalare apertamente che i sacchetti ultraleggeri hanno un costo per tutti, per lo smaltimento dei rifiuti. Indicarlo come voce a sé nello scontrino significa far prendere coscienza dei nostri comportamenti. Fino al 31 dicembre questo costo è stato anticipato dalle aziende della grande distribuzione e dagli esercenti che l’hanno scaricato a valle sugli utenti incorporandolo come servizio aggiuntivo nei prezzi degli alimenti. È impossibile calcolare chi l’abbia fatto di più o di meno. Sono logiche legate alle strategie commerciali delle insegne, ma l’utente finora non poteva accorgersene. Si trattava di un costo occulto, per questo passava sotto traccia. Senza polemiche.

In pratica, i sacchetti biodegradabili li abbiamo sempre pagati, ma ora che lo sappiamo, ci arrabbiamo.

Non tutti i sacchetti sono realmente biodegradabili

L’Italia, pur essendo una best practice nella filiera della bioplastica e dotata di adeguate strutture di compostaggio dei rifiuti organici, presenta una quota consistente di shopper fintamente biodegradabili. Contaminati da polietilene e poco sensibili alle procedure di compost che permettono di evitare di portare i rifiuti organici in discarica utilizzandoli invece come concime dei terreni. Una soluzione su cui sta investendo tutta la chimica verde.

Ecco perché il ministro Galletti ha dichiarato che «il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce». Per questo ha interrogato il dicastero della Salute per sondare la possibilità di consentire ai consumatori di usare sporte portate da casa in sostituzione dei sacchetti ultraleggeri.

Sacchetti biodegradabili prodotti da azienda vicino a Renzi

catia bastioli novamont

E siamo alla seconda polemica e al secondo fattore di astio. Come riporta Libero, che riprende a sua volta un articolo de Il Giornale, la legge, nata da un emendamento della deputata Pd Stella Bianchi (e sostenuta da tutti i dem) al Dl Mezzogiorno del 3 agosto 2017 (primo sospetto: in pieno clima di ferie e soprattutto in una legge che c’entra poco o nulla con la questione), è stata accolta con gran favore praticamente solo da Assobioplastiche. Il suo presidente Marco Versari è stato portavoce del maggiore player del settore, la Novamont di Novara che ha inventato i sacchetti di MaterBi, materiale biodegradabile a base di mais. Insomma, un bel business che non potrà che crescere. Niente di male se, sottolinea il Giornale, l’ad della Novamont non fosse Catia Bastioli, manager che nel 2011 ha partecipato come oratore alla seconda edizione della Leopolda renziana.

Nel 2014, sempre da amministratore delegato di Novamont, la Bastioli viene nominata presidente di Terna, colosso che gestisce le reti dell’energia elettrica del Paese. “Con i buoni uffici del Giglio magico”, suggerisce il Giornale. La Novamont è l’unica azienda italiana a produrre il materiale per i sacchetti bio e detiene l’80% del mercato nazionale: i sacchetti, che saranno venduti inizialmente a 2 centesimi l’uno, garantiscono un giro di affari da 400 milioni di euro l’anno. Non male. D’altronde, “occorre fare ulteriori sforzi per valorizzare questa eccellenza italiana”. Chi l’ha detto? Renzi, che lo scorso 15 novembre ha fatto tappa con il suo treno elettorale proprio alla Novamont. E mi sembra che il Governo Gentiloni lo abbia fatto a dovere.

Sacchetti biodegradabili: come si difende la Novamont

novamont logo

IlSecoloXIX riporta la risposta sdegnata della Novamont. «Una strumentalizzazione disgustosa»: Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, bolla così le polemiche che infuriano sul sacchetto biodegradabile e a pagamento per alimenti freschi. I sacchetti ecologici per frutta e verdura sono un’idea “made in Novara”, realizzati in un materiale ideato dal centro ricerca novarese di Novamont. Molti consumatori e associazioni (Codacons parla di «tassa sulla spesa inutile per l’ambiente»), contestano il costo dei sacchetti, da uno a tre centesimi, poi il fatto che non siano riutilizzabili.

Lamentano che il provvedimento sia un «regalo» del governo a Novamont. Sui social è ricordata la visita di Matteo Renzi a Novara: il 15 settembre il treno elettorale del segretario Pd fece tappa in città con visita alla Novamont e Renzi elogiò la ricerca dell’azienda novarese e ne auspicò «la valorizzazione di questa eccellenza». Bastioli rimanda le accuse al mittente e ribadisce che il successo di Novamont è frutto di trent’anni di ricerche:

«Da decenni – dichiara – combatto in Italia per sviluppare un’industria innovativa che rimetta le radici nei territori più difficili del nostro Paese e sia competitiva nel mondo. L’ho fatto sempre e con convinzione, sotto qualsiasi governo, lavorando con onestà, passione e spirito di servizio verso il Paese». Secondo l’imprenditrice con la «chimica verde» l’Italia «può diventare una sorta di Silicon valley della bioeconomia».

Novamont, aggiunge Bastioli, ha costruito un modello di sviluppo e

«c’è da augurarsi che possa mantenere il suo valore simbolico per l’Italia e l’Europa, non finendo come oggetto di campagna elettorale con una strumentalizzazione disgustosa».

Alessandro Ferlito, direttore commerciale della società, aggiunge che

«sul tema dei sacchetti biocompostabili il governo italiano ha applicato una direttiva europea che richiede il pagamento, le polemiche di questi giorni mi sembrano assurde».

Chi contesta ricorda che il business dei sacchetti vale dai 100 ai 300 milioni di euro l’anno: in Italia se ne utilizzano 9-10 miliardi di pezzi. Dal quartier generale di Novamont invitano a controllare i numeri della società, in crescita da anni. Nel 2016 ha superato i 170 milioni di euro di fatturato, conta 650 addetti, 150 dei quali a Novara. Il 60% del fatturato proviene dalle bioplastiche. Nel 2017 Novamont è entrata nelle abitudini di 74.161 famiglie di parigini con la sperimentazione della raccolta degli scarti alimentari con una pattumierina aerata e una serie di sacchetti bio in Mater Bi forniti dalla società novarese; stoviglie e sacchetti in Mater Bi hanno reso più ecologico l’ultimo Giro d’Italia. E’ grazie a questi e altri successi internazionali che Novamont continua ad ampliarsi. Ha appena raddoppiato la capacità produttiva dello stabilimento di Frosinone.

Sacchetti biodegradabili e Novamont: la difesa di Renzi

renzi fakenws

Anche Matteo Renzi non si sta e risponde seccato alle accuse. Il segretario del Pd continua a parlare di “fake news” e di complotti. Con un post ironico su Facebook, con tanto di foto con parrucca, Renzi scrive:

“L’ultima che sta girando molto via sms è che avrei organizzato un complotto per aiutare miei amici e cugini di terzo grado impegnati nella fabbricazione di sacchetti. Ebbene sì. Voi non immaginate quanto sia diabolica la nostra mente: prepariamo complotti tutti i giorni, anche tra San Silvestro e Capodanno (…) Anziché gridare al complotto dovremmo aiutare a creare nuove aziende nel settore della Green Economy senza lasciare il futuro nelle mani dei nostri concorrenti internazionali”, continua Renzi. “Chi vuole inventare bugie si accomodi pure, noi non lo seguiremo. Buon complotto a tutti”, chiosa l’ex premier.

Sarà. Ma le polemiche le fanno innescare loro facilmente. Renzi frequenta molto gli imprenditori italiani, più degli operai. Ricordiamo ancora una volta che la piemontese Novamont è guidata da Catia Bastioli, che nel 2011 ha partecipato alla Leopolda e nell’aprile 2014, due mesi dopo l’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi, è stata da lui nominata presidente della partecipata pubblica Terna. E ora si becca l’appalto per produrre milioni di sacchetti biodegradabili. Gli italiani hanno il dente avvelenato da tempo, così come la misura colma. E chi governa non perde tempo a farla traboccare spesso.

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