SALVATORE CRISAFULLI, UN VIAGGIO PER MORIRE

Parole che scioccano quelle di Pietro Crisafulli, catanese che ha annunciato di voler portare il fratello Salvatore, paraplegico di 45 anni in stato vegetativo post-traumatico da 5 anni, nel Belgio con un camper, affinché venga sottoposto ad eutanasia e così liberato da questo stato a metà tra la vita e la morte in cui non riceve neanche l’adeguata assistenza sanitaria che gli spetta. Pietro infatti denuncia il fatto che il fratello ha bisogno di cure 24 ore su 24, e che sia la politica (cita il Premier e la Regione Sicilia) che la Chiesa, non hanno fatto nulla per aiutarlo concretamente, al di là delle solite false promesse e ipocriti discorsi.

Salvatore Crisafulli è entrato in coma l’11 settembre del 2003 (aveva 38 anni) in seguito a un incidente stradale sulla sua vespa in compagnia del figlio, causato da un furgone gelati che gli tagliò nettamente la strada, facendogli fare un salto di oltre 5 metri, con conseguenti lesioni celebrali gravissime e diverse fratture in varie parti del corpo. Si è risvegliato poi nell’ottobre del 2005, balbettando qualche parola, e comunicando tramite un computer, ha raccontato di aver sentito e capito tutto durante quei 2 anni di coma. Oggi Salvatore vive da paralizzato, completamente cosciente, comunica con gli occhi, con il movimento del capo, sorride e si emoziona. Ma è altresì lasciato solo al suo destino da chi avrebbe la responsabilità istituzionale di assisterlo.
Pietro sul caso Englaro si era anche schierato contro l’eutanasia perché secondo lui Eluana non voleva morire.
Qualcosa comunque si è mosso. La Commissione parlamentare d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale ha avviato un’istruttoria sulle condizioni di assistenza di Salvatore Crisafulli, attivando in queste ore un’ispezione dei Nas dei Carabinieri. Il Presidente della Commissione d’inchiesta del Senato, Ignazio Marino vuole capire se l’intenzione dei familiari di Salvatore Crisafulli di portarlo in Belgio perché gli sia praticata l’eutanasia, sia stata effettivamente comunicata da lui, o se non sia frutto solo della disperazione ed esasperazione della famiglia per l’assenza di assistenza che denunciano. Marino ribadisce la propria contrarietà all’eutanasia, poiché se la morte è decisa da qualcun altro non si possa chiamare eutanasia ma piuttosto omicidio.
Insomma, la politica vuole vederci chiaro; e a cinque anni dal risveglio di Salvatore, era pure ora aggiungerei. Fatto sta che si sta consumando un altro caso Welby, Nuvoli ed Englaro, ossia di persone che vivono (se così si può dire) impotenti in uno stato vegetativo che li consuma giorno per giorno, attorniati da familiari che con altrettanta impotenza li assistono con la morte nel cuore e attendono una liberazione.
Non è facile per carità parlare di eutanasia ed ogni posizione va rispettata poiché l’oggetto della discussione è la vita umana; ma bisogna comunque discuterne e mettersi nei panni di chi disgraziatamente vive quelle situazioni disperate, e non fare come i nostri politici che per pulirsi le coscienze e accaparrarsi il beneplacito del Vaticano e dei voti dei cattolici, dicono no a priori; ma al contempo, non fanno nulla affinché tali degenti siano adeguatamente assistiti nella loro non-vita.
Lascio di seguito il sito dedicato a Salvatore Crisafulli, per chi ne volesse sapere di più sul suo triste caso: http://www.salvatorecrisafulli.it/index.htm
 
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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