Schema Ponzi o Piramidale: come funziona e difendersi da questa truffa nata un secolo fa

Cos’è lo Schema Ponzi? Come funziona lo Schema Ponzi? Cos’è lo Schema Piramidale? Come funziona lo Schema Piramidale?

Si tratta di una truffa messa a punto negli anni ‘20 del ‘900. O, per meglio dire, perfezionata, dato che a livello rudimentale esisteva già. Una truffa che lungo il corso del secolo è stata reiterata e nel Nuovo Millennio, anziché sparire, è stata facilitata grazie alla diffusione del web. La rete, appunto, che fa finire facilmente nella trappola tanti utenti a caccia di fortuna.

Del resto, lo Schema Ponzi si alimenta proprio delle false speranze di guadagnare presto. Da parte di chi non ha fonti di reddito oppure ne ha ma non bastano per le proprie esigenze (vuoi per le necessità primarie, vuoi per la propria sete incontrollata di guadagni).

La legge italiana è però chiara in merito e ha bandito lo Schema Ponzi, detto anche Piramidale per la rappresentazione grafica tra il truffatore a capo, i suoi collaboratori subito dopo e via via tutti gli adescati.

Dunque, visto che è un tipo di truffa ancora in auge, di seguito forniamo tutte le informazioni principali per non cascarci.

Schema Ponzi o Piramidale cos’è

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Cos’è lo Schema Ponzi? Detto anche Schema Piramidale (ma anche Catena di Sant’Antonio), è stato ideato da un italiano ravennate emigrato in America: Charles Ponzi. E’ un tipo di truffa dove l’ideatore punta ad adescare nuovi adepti, millantando facili guadagni.

Adepti che a loro volta devono versare una somma iniziale per entrarci e devono portare nel sistema altre persone che a loro volta verseranno delle somme.

Ecco perché si chiama anche Schema Piramidale: poiché quando inizia a svilupparsi, prende la forma della piramide. Al vertice c’è l’ideatore e poi via via tutti i soci (o adepti o per meglio dire, truffati) che portano altre persone ad aderire.

Schema Ponzi o Piramidale come funziona

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Come funziona lo Schema Ponzi? Come detto prima in estrema sintesi, l’iniziatore della truffa che si trova al vertice di tutto convince delle persone ad aiutarlo a mettere in piedi un grande affare. In particolare, una società di affari.

Così, i primi adepti versano delle somme al vertice ed in futuro riceveranno degli interessi. Queste persone, a loro volta, convinceranno altre persone ad entrare nel sistema. Dietro versamento a loro volta di altre quote. Questi nuovi adepti, ne porteranno di altri.

I profitti che tutte queste persone che entrano nel sistema percepiscono, sono praticamente il frutto dei soldi che i nuovi subentrati versano sotto forma di quote di iscrizione.

Quindi, la società che si crea non guadagna tramite la vendita di beni o servizi. Bensì, solo tramite il pagamento di continue quote da parte di nuovi adepti. Pertanto, è praticamente una truffa, destinata a crollare non appena non si troveranno più nuove persone da adescare.

Quando la truffa si fa particolarmente grossa ed evidente, in genere viene fermata dalle autorità competenti. Oppure, un’altra causa che innesca il crollo dello Schema Ponzi, è che uno dei truffati decide di denunciare il tutto e porne fine.

Schema Ponzi o Piramidale caratteristiche

Quali sono le caratteristiche dello Schema Ponzi o Piramidale? In genere, le caratteristiche comuni sono:

  • promessa di guadagni lauti, facili ed immediati
  • firma di un contratto falso, scritto in modo tecnico, per dare al tutto una parvenza di veridicità
  • si cercano adesioni tra persone ignoranti in materia finanziaria o economicamente disperati e in cerca di guadagni facili
  • investimento legato ad un solo promotore o azienda

Schema Ponzi storia

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La storia dello Schema Ponzi o Piramidale è strettamente collegata a quella di Charles Ponzi.

All’anagrafe Carlo Ponzi, nato a Lugo (provincia di Ravenna) il 3 marzo 1882 e morto a Rio de Janeiro, il 18 gennaio 1949, come riporta Wikipedia dopo essersi iscritto all’Università senza però conseguire la laurea, si trasferisce a Boston nel 1903.

Con soli 2 dollari in tasca, inizia con alcuni lavoretti lungo la East Coast. Alla fine trova impiego come lavapiatti in un ristorante, dove la notte dorme sul pavimento. Riesce a farsi promuovere cameriere, ma viene presto licenziato per piccoli furti e perché imbrogliava i clienti sul resto.

Nel 1907 si sposta a Montréal (Canada), dove diventa consulente del Banco Zarossi, giovane banca fondata da Luigi “Louis” Zarossi per gestire i risparmi degli immigranti italiani che arrivano in città.

Zarossi garantisce un tasso d’interesse del 6% sui depositi, doppio del tasso corrente, e questo consente una crescita molto rapida della banca. Ponzi scopre che in realtà la banca versa in gravi difficoltà economiche, a causa di alcuni prestiti immobiliari sbagliati. E che Zarossi riesce a pagare gli interessi non attraverso gli utili realizzati sul capitale investito, ma utilizzando i depositi dei nuovi correntisti.

La banca alla fine fallisce e Zarossi fugge in Messico con gran parte del denaro. E sarà forse qui che si ispirerà.

Riesce a campare con un assegno rimasto incustodito, falsificando la firma del direttore. Ma viene beccato e finisce in una prigione del Québec.

Dopo la scarcerazione, torna negli Usa nel 1911, ma torna in carcere avendo aderito ad un progetto di immigrazione clandestina di italiani. Che all’epoca arrivavano in massa oltreoceano.

Liberato, si sposa con Rose Gnecco nel 1918. scrive una «Guida del commerciante», che rimane però inosservata. Finché un giorno non arriva una lettera dalla Spagna interessata al volume. Dentro la busta c’è un Buono di risposta internazionale (IRC), che Ponzi non aveva mai visto prima. Chiede allora informazioni e scopre qualcosa che gli può permettere di fare molti soldi.

La busta conteneva un buono da cambiare col francobollo da applicare alla risposta. E, dato il diverso costo della vita in Spagna rispetto agli Stati Uniti, il buono (spagnolo) valeva di meno del francobollo (americano). I buoni hanno un costo diverso in ciascun Paese ma il loro controvalore in francobolli è lo stesso dappertutto.

Ponzi capisce che se riceve i buoni da un paese dove costano di meno, come la Spagna o l’Italia, la sola transazione può generare un profitto. Quindi, fiuta l’affare: inviare soldi in Italia; far acquistare da un mandatario gli IRC; farglieli inviare negli USA; scambiare gli IRC con francobolli statunitensi; vendere i francobolli. Ponzi sostiene che il saggio di profitto realizzabile, tenuto conto delle transazioni e dei tassi di cambio, è del 400%. Inoltre questa forma di arbitraggio non è illegale in quanto tale.

Ponzi incoraggia amici e colleghi a scommettere sul suo sistema, promettendo loro un tasso di rendimento sugli investimenti del 50% in 90 giorni.

Costituisce una società, la Securities Exchange Company, per promuovere il suo sistema. Alcuni investono e sono ripagati come promesso. Si sparge la voce e gli investimenti cominciano ad affluire a un tasso crescente. Ponzi assume degli agenti e paga provvigioni molto generose.

Nel febbraio 1920, il capitale di Ponzi ammonta a $5.000, una somma abbastanza cospicua per il tempo. A marzo ha 30.000 dollari. Ponzi inizia ad assumere altri agenti per raccogliere fondi dal New England e dal New Jersey. A luglio arriva ad avere diversi milioni. Le persone ipotecano le proprie case e investono nella compagnia tutti i loro risparmi. Molti reinvestono nella compagnia tutti gli utili.

Ponzi inizia a vivere nel lusso: compra un palazzo con l’aria condizionata e una piscina riscaldata. Fa viaggiare sua madre dall’Italia in prima classe in una nave da crociera di lusso. Sogna perfino di rilevare la Banca dove detiene il capitale.

Tuttavia, il sistema si inceppa. Un rivenditore di mobili, che ne aveva venduti alcuni a Ponzi quando questi non poteva permettersi di pagare, lo cita in giudizio per il dovuto. Ponzi vince la causa, ma le persone cominciano a chiedersi come egli abbia fatto da nullatenente a diventare un milionario in così poco tempo.

Alcuni investitori decidono così di ritirare i loro fondi dalla Securities Exchange Company. Ponzi li remunera profumatamente e la corsa all’uscita dalla compagnia si esaurisce. Di fatto, il 24 luglio 1920, il Boston Post pubblica un articolo positivo su Ponzi e il suo schema, che riesce a fare incetta di fondi come mai prima d’allora. In quel periodo Ponzi riesce a raccogliere 250.000 dollari al giorno. Ma uno dei redattori del Post, non convinto, ingaggia un investigatore per fare luce sulla società di Ponzi.

Frattanto, la Securities Exchange Company è sotto sorveglianza anche dello Stato del Massachusetts, e Ponzi incontra gli ispettori proprio il giorno della pubblicazione dell’articolo. Ponzi conta di distogliere temporaneamente i funzionari dai libri contabili della società offrendosi di sospendere la raccolta durante le indagini. L’offerta di Ponzi seda momentaneamente i sospetti degli ispettori.

Il Post contatta Clarence Barron, noto analista finanziario, per esaminare lo schema di Ponzi. Barron osserva che, nonostante i rendimenti fantastici realizzati dalla Securities Exchange Company, Ponzi non sta investendo nella società. L’analista nota poi che le attività della Securities Exchange Company avrebbero dovuto mettere in circolazione 160.000.000 di Buoni di risposta internazionale, mentre ne risultano in circolazione solo 27.000, e le Poste statunitensi affermano che non ci sono stati acquisti ingenti di buoni né in patria né all’estero.

Inoltre, se è vero che il margine lordo di profitto nella compravendita di ciascun buono è enorme, gli overhead (le spese generali) che occorre affrontare per gestire l’acquisto e il successivo riscatto di tutti i buoni, ciascuno di valore estremamente basso se preso individualmente, sono tali da erodere gran parte dei profitti.

Gli articoli causano un’ondata di panico tra coloro che hanno investito nella compagnia. Ponzi risarcisce $2.000.000 in soli tre giorni alla folla assiepata davanti al suo ufficio. Ponzi esce tra la folla, discute con le persone, offre caffè e ciambelle e le rassicura dicendo che non hanno niente da temere.

Ponzi accumula denaro, ma solo aumentando le passività. Nel frattempo, Ponzi aveva assunto un agente pubblicitario, un certo James McMasters, il quale presto diventa diffidente dei discorsi senza fine di Ponzi sui buoni, visto anche il fatto che Ponzi era sotto inchiesta. Va al Post, al quale dichiara che Ponzi è finanziariamente un folle. Il giornale gli offre cinquemila dollari per la sua storia ed esce con un articolo in prima pagina il 2 agosto in cui si sostiene che Ponzi è irrimediabilmente insolvente e sull’orlo della bancarotta. Il 10 agosto gli agenti federali irrompono nella società e ne ordinano la chiusura, assieme alla Hanover Trust Bank. Non viene trovato alcuno stock consistente di buoni.

Il 13 agosto Ponzi viene arrestato. Tra i suoi capi d’accusa si contano 86 frodi. Nonostante tutto, molte persone credono ancora in Ponzi e se la prendono con gli ispettori federali che hanno indagato su di lui. Circa 40 mila persone avevano investito milioni nella società di Ponzi.

Secondo le stime finali si tratta di circa 15 milioni di dollari. Circa 190 milioni di dollari di adesso.

Dopo altre vicissitudini giudiziarie, finisce a lavorare a Rio de Janeiro, facendo dei lavoretti. Nel 1948 ha un ictus, che gli provoca un’emiparesi sinistra e la perdita parziale della vista. Muore in un ospedale per poveri, non riuscendo a concludere una sua biografia: The Fall of Mister Ponzi (La caduta del signor Ponzi).

Schema Ponzi o Piramidale esempi

Schema Ponzi piramidale come funziona

Come detto, nel corso del ‘900 ma anche in questi primi anni Duemila, lo Schema Ponzi è ancora in auge.

Come riporta Wikipedia, In Italia uno degli episodi più clamorosi è stato negli anni cinquanta il cosiddetto Caso Giuffrè, messo in piedi dal cassiere di una banca di Imola, Giovanni Battista Giuffrè. Il quale pagava gli alti tassi di interesse dei clienti coi soldi di altri risparmiatori. Tra i più colpiti ci furono i frati cappuccini, che persero una cifra enorme. Il clero era tra i clienti più importanti dell’istituto bancario.

In Albania negli anni novanta, approfittando dello stato di caos seguito alla caduta del regime comunista (la cosiddetta Anarchia albanese del 1997), erano sorte molte imprese finanziarie “piramidali”, che seguivano lo schema di Ponzi e che in gran parte fallirono nel 1997. Generando ulteriore caos finanziario e politico nel paese, oltre che la perdita dei risparmi per oltre un terzo delle famiglie albanesi.

Tra il 1992 e il 1994 in Romania lo scandalo Caritas ebbe un giro d’affari valutato intorno al miliardo di dollari.

In Irlanda nel 2006, si sono rilevati vari casi tramite il sistema “Liberty”. I pagamenti vennero fatti a Monaco, in Germania, per evitare le leggi irlandesi sulle donazioni. Altri schemi simili, vennero chiamati “Speedball” e “People in Profit”.

Nel Regno Unito nel 2008 e nel 2009, uno schema piramidale da 21 milioni di sterline, denominato “Give and Take” produsse almeno 10mila vittime tra Inghilterra e Galles.

Negli anni Duemila, lo schema di Ponzi è tornato alla ribalta internazionale il 12 dicembre 2008, a causa dell’arresto di Bernard Madoff, ex presidente del NASDAQ e uomo molto noto nell’ambiente di Wall Street.

L’accusa nei suoi confronti è di aver creato una truffa compresa tra i 50 e i 65 miliardi di dollari (una delle maggiori della storia degli Stati Uniti) proprio sul modello dello schema di Ponzi, attirando nella sua rete molti fra i maggiori istituti finanziari mondiali.

Nel giugno 2013 viene arrestato il tunisino Adel Dridi, per aver truffato migliaia di piccoli risparmiatori tunisini applicando lo schema Ponzi.

Tra i casi clamorosi più recenti al momento della scrittura, nell’agosto 2016 la polizia cinese ha arrestato 26 persone, con l’accusa di aver messo in atto una truffa finanziaria attraverso il portale online Ezubao, per un totale di 7,6 miliardi di dollari.

Negli ultimi anni, poi, tante sono le truffe poi messe in piedi spacciando piattaforme di trading online di facile guadagno. Sorte grazie all’esplosione delle criptovalute. Non a caso, molte hanno nel loro nome il termine Bitcoin. Nonché alle app che rendono più facile entrare nei mercati finanziari con pochi tap su uno smartphone o su di un tablet.

Quindi, nuovi asset digitali, la tecnologia e le difficoltà economiche, hanno creato terreno fertile per la proliferazione di Broker truffa. I quali si fanno pubblicità utilizzando Vip a loro insaputa, protagonisti di finte interviste dove parlano della bontà del sito.

A vigilare su queste truffe in Italia è la Consob, commissione istituita nel 1974 al fine di sottrarre questo compito alla politica. Dato che fino ad allora veniva assorto dal Ministero dell’economia e delle finanze.

Schema Ponzi o Piramidale in Italia è illegale?

Sì. Il divieto, riferito sia alle catene di Sant’Antonio che alle vendite piramidali, è contenuto nell’art. 5 della L. 173 del 2005.

La Corte di cassazione, con una successiva pronuncia (n. 37049 del 2012), ha precisato che deve ritenersi irrilevante l’eventuale volontà del soggetto di essere reclutato nella rete, stante il silenzio della normativa. Quindi, non si valuta la volontà o meno dell’adepto di essere cascato nella truffa.

Hermalife è uno Schema Piramidale?

come lavorare in herbalife

Uno dei casi più controversi di un certo spessore ha riguardato Herbalife.

Come riporta Ius in itinere, Herbalife International è una multinazionale statunitense, creata nel 1980 dall’imprenditore Mark Hughes. Che sviluppa, commercializza e vende integratori alimentari per il controllo del peso, la nutrizione sportiva e prodotti per la cura personale.

L’azienda distribuisce i suoi prodotti in circa 95 paesi del mondo, attraverso un network di oltre 3,2 milioni di distributori indipendenti.

La società afferma che ogni distributore guadagna sul consumo e sulla vendita dei prodotti effettuato personalmente e dalla propria downline. La downline è rappresentata dalle persone che i distributori hanno portato all’interno del business.

Per cui, i manager di Herbalife definiscono la loro una struttura di multi-level marketing: un sistema di compensazione costituito da commissioni, royalties e bonus derivanti dalle vendite effettuate dalle persone che i venditori hanno sponsorizzato e presentato come nuove reclute all’azienda.

Tuttavia, nel corso di una conferenza dell’investitore Bill Ackman, CEO di Pershing Square Capital Management, viene accusata di essere un “sofisticato sistema piramidale”. In quanto la maggior parte dei distributori Herbalife perde soldi nel business e che solo uno su cinquemila riesce a guadagnare. Accusa, inoltre, l’azienda di ingannare i nuovi affiliati, promettendo e garantendo loro altissimi guadagni nel breve periodo. Colpendo di fatto le comunità più povere, nello specifico quella messicana, che con nella speranza di migliorare la propria condizione economica, cade nella trappola.

Ciò spinge la Federal Trade Commission (FTC) statunitense ha aperto un’indagine per truffa nei confronti del grande colosso degli integratori, conclusasi con un patteggiamento.

L’accordo implica un rimborso di 200 milioni di dollari rivolto a 350 mila persone, che negli USA hanno perso soldi con Herbalife tra il 2009 e il 2015; e l’interruzione di pratiche distributive controverse.

Infatti, anche se la FTC non classifica l’azienda come sistema piramidale, l’ha accusata di promettere facili e ottimi guadagni ai propri distributori. Inoltre, ha invitato Herbalife a rivedere profondamente la propria tipologia organizzativa.

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