Tutti vogliono andare alle urne: ma questo è il quadro disarmante dei partiti italiani

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 8 Febbraio 2017

Fin da quando esiste la Repubblica, in Italia c’è un’ansia da urne. Ma in realtà il potere politico ha sempre fatto in modo che non ci andassimo, trovando soluzioni “intra nos”. Nella Prima, i governi duravano mediamente 2 anni e mezzo, in base a come la Dc plasmava le proprie alleanze con socialisti e liberali. Nella Seconda si sono alternate le due coalizioni di centro-sinistra e centro-destra. Nella Terza, iniziata nel 2013, si è infilato il Terzo polo dei Cinquestelle. Ma di fatto non abbiamo un Premier eletto da novembre 2011, ovvero da quando è caduto il Governo Berlusconi. i Premier li hanno scelti l’Unione europea e la Borsa. Ora l’ansia da urne torna alla carica, acuita dall’esito del Referendum, che ha mandato a casa Renzi, ma non il renzismo. Nascosto dietro la maaschera di Gentiloni. Ma un po’ tutti i partiti vogliono andare al voto, non volendo ammettere lo stato penoso in cui versano e che cerco di sintetizzare di seguito.

Qui centro-sinistra: Pd diviso e senza alleati

Una volta esisteva il centro-sinistra, quello che andava da Mastella a Bertinotti passando per altri 9 partiti. Poi si è ridotto a Pd e Sel, per poi finire nel solo Pd. Il Partito democratico si ritrova senza alleati, spariti tutti quelli che un tempo sostenevano i suoi governi ai tempi di Ds e Margherita. Sel ora si chiama Sinistra italiana e pare non voglia saperne di allearsi. Anche se da quelle parti è difficile capire cosa si voglia davvero. Altri come Idv, Radicali, centristi, socialisti, sono spariti o quasi. Ma se il Pd in fondo voleva questo, ossia il bipartitismo ed essere da solo partito di maggioranza, deve d’altro canto fare i conti con le proprie lacerazioni interne. E con quel 41% preso alle europee quasi tre anni fa che ormai è un lontano ricordo. Renzi ha portato una ventata di novità, certo, ma gente come Bersani o D’Alema sono duri a morire. E a voler andare in pensione. Loro che le proprie occasioni di Governo le hanno già avute. E così il Partito democratico rischia pure di vedere qualche altra fuoriuscita (in Campania ad esempio è andato via un pezzo da 90 come De Luca) e perdere ulteriori consensi.

Alla luce di ciò, Come fa Renzi a voler andare al voto? Certo, lui sa benissimo che il vigore del proprio personaggio sfuma di giorno in giorno. E attendere un altro anno e mezzo sarebbe troppo. Ma il suo consenso, come ha dimostrato il voto del 4 dicembre scorso, è già al minimo storico e ormai non rappresenta più la novità. L’ex Premier ha voluto tutto e subito, e si è irrimediabilmente già bruciato. Meglio dunque che lavori insieme agli altri del suo partito e il Pd candidi qualche altra novità. Che la base sceglierà tramite le Primarie. Un punto di incontro tra vecchie glorie e giovani già falliti. Quale potrebbe essere Fabrizio Barca ad esempio. Non a caso, forse proprio per questo,  uscito un po’ di scena.

Qui centro-destra: Berlusconi non tira più, Salvini e Meloni non bastano

Riguardo al centro-destra le cose non stanno meglio. Forza Italia non è più quel grande partito del 25% che mediava tra alleati così diversi. Oggi oscilla tra un 10-15%, mentre Berlusconi non ha più lo charme dei tempi migliori. Anche se si sta sforzando di usare i Social, la sua natura risiede nella Tv. Ormai superata e snobbata dalle nuove generazioni. Salvini è il leader morale della destra italiana, ma, anche se la Lega è tornata ad avere la forza dei tempi d’oro, rischia di perdere consensi se si allea coi centristi. Inoltre, non va oltre il 10%. Anche perché al Sud il suo movimento Noi con Salvini non decolla, nonostante il segretario leghista punti molto a temi tanto cari al popolino: Euro e immigrazione. Tanti meridionali non dimenticano il suo essere leghista.

Poi c’è Giorgia Meloni, che porta gente in Piazza ma poca alle urne. Che appare simpatica e spigliata in Tv ma poi becca sempre il 2-3%. Infine, i centristi (che peraltro hanno numeri ridicoli, divorati dal Pd renziano) con la destra sono ormai incompatibili, per le posizioni del duo Salvini-Meloni e, appunto, per la perdita di leadership di Silvio Berlusconi. Ormai parodia di se stesso.

Ncd di Alfano merita una citazione a parte. Si chiama Nuovo centro destra ma governa col centrosinistra da quattro anni. Destinato all’estinzione.

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Movimento cinque stelle poco affidabile

bufale grilloVeniamo, infine, al Movimento cinque stelle. Sul quale in tanti hanno riposto le loro ultime speranze per una politica diversa. Ma i Pentastellati hanno dimostrato ancora troppa inesperienza. I casi Parma, Civitavecchia, Quarto, Livorno, Roma. Governare è cosa diversa e se non si riescono a mettere insieme quattro assessori e qualche delibera, figuriamoci una squadra di ministri e leggi nazionali. Poi il Movimento deve ancora fare ricorso alla leadership di Grillo. Che si fa da parte momentaneamente solo quando deve tenere degli spettacoli teatrali.

Insomma, alla luce di tutto ciò e con una legge elettorale ancora da stabilire, come si fa a chiedere di andare alle urne?! Meglio tenersi Gentiloni fino al 2018, sperando che in questo anno e passa la situazione politica sia un po’ più decente. O meno squallida di quella attuale. Scegliete voi.

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