TANTI AUGURI SOR GIULIO

In questi giorni di pausa virtuale, e di interesse verso le questioni politiche e di attualità, causa un impegno personale fuori Napoli, al ritorno mi sono accorto che non è cambiato assolutamente niente, ossia Israele continua ad uccidere civili palestinesi e ad attaccare le sedi ONU in quei territori; che il Parlamento nonostante le gravi problematiche socio-economiche che turbano il nostro Paese, è ancora alle prese con la riforma della giustizia e il caso della Vigilanza RAI; che sono iniziati due reality show, che sforneranno falsi miti e illusioni per adolescenti, ossia il Grande Fratello (giunto alla nona edizione) e X-Factor.

Però in questi giorni un evento c’è stato, che ormai si ripete da 90 anni ogni 14 gennaio. Il compleanno del Senatore a vita Giulio Andreotti. C’è un proverbio che dice che le donne ne sanno una più del diavolo! Bè ma questo proverbio può essere anche accostato ad un uomo: ossia a lui.
Egli ha ricoperto molte cariche istituzionali importanti, quali Presidente del Consiglio, Ministro dell’Interno, Ministro della Difesa, degli Esteri, delle Finanze, delle politiche comunitarie, e da 18 anni, senatore a vita; e la cosa chiaramente gli fa onore. Ma se indaghiamo su quando egli ha ricoperto tali cariche, ci accorgiamo che lo ha fatto sempre in situazioni tutto oggi costituenti pagine oscure della vita della nostra Repubblica. Partiamo da quando fu Ministro della Difesa.
In quel periodo, nella fattispecie nella prima metà degli anni ’70, l’Italia viveva un drammatico periodo costituito da attentati provocati dall’estrema destra (Piazza Fontana, piazza della Loggia e sul treno Italicus, con più di 30 morti e un centinaio di feriti), cui ne seguiranno altri nel periodo successivo, nel quale si era creato un pericoloso rapporto di collaborazione tra le organizzazioni di estrema destra e i Servizi Segreti, collegati a loro volta al Ministero della Difesa. E indovinate chi era al vertice di tale Ministero? Si proprio lui sor Giulietto!
Poi nella seconda metà degli anni ’70 cominciarono a colpire le Brigate Rosse, e nel maggio del ’78 uccisero Aldo Moro, Presidente della DC, dopo 54 giorni di prigionia. Vi fu una forte indecisione del Governo della DC, tra chi voleva trattare con i terroristi e chi invece voleva utilizzare il pugno duro. Indecisione che fu fatale a Moro, che dalle sue lettere implorava di trattare con i terroristi. E indovinate chi era il Presidente del Consiglio all’epoca? Sempre lui, sor Giulietto!
Dopo una calma (o quasi) interna negli anni ’80 dovuta ad un periodo di lottizzazioni e tangenti messe in piedi dallo PSI di Craxi (Presidente del Consiglio dall’83 all’88) e dalla DC, che in qualche modo metteva d’accordo politici-imprenditori-organizzazioni criminali, arrivarono gli anni ’90 e con tangentopoli vi fu un vero terremoto che mise fine per un lungo periodo a questo sistema di corruzione (che da qualche anno sembra essere ritornato, vedi il caso Fazio su tutti); e la mafia, che non poteva certo restare indifferente ai successi del pool antimafia costituito da Falcone e Borsellino, decise di farli saltare in aria nel ’92: il primo il 23 maggio e il secondo il 19 luglio.
Bene, chi era Ministro dell’Interno in quel periodo…si si, ancora lui, Giulio Andreotti, che quindi occupava un incarico dedito alla sicurezza interna del Paese. Sul presunto “bacio” tra Riina e Andreotti non ci sono stati chiari riscontri, fatto sta che furono uccisi due uomini importanti nella lotta alla mafia, nel giro di due mesi, con una facilità quasi cinematografica e agendo in modo indisturbato. E’vero che Andreotti è uscito indenne da ogni processo e accusa nei suoi confronti, ma non possiamo non ammettere che la giustizia italiana di “sviste” ne ha compiute tante e che quindi io non esulterei per una sentenza assolutoria nei suoi confronti (come per l’omicidio del giornalista Pecorelli, che nel ’79 era pronto a denunciare sul suo giornale l’Osservatore politico le implicazioni di Andreotti nell’omicidio Moro).
La mia critica chiaramente non punta solo ad Andreotti, ma in generale all’eccessivo potere di cui ha goduto il suo partito in generale, cioè la Democrazia Cristiana, che io definisco la terza dittatura che il nostro Paese ha subito, dopo la Monarchia e il Fascismo. Certo, tale partito ha avuto un ruolo fondamentale nei primi venti anni dopo il Fascismo, quando il nostro Paese si trovava a scegliere tra le sinistre che si rifacevano all’Unione Sovietica di Stalin e l’MSI, che invece rappresentava un partito neofascista; quindi  la DC rappresentava una via di mezzo bilanciata (del resto nota è la frase del noto giornalista Montanelli che disse “otturatevi il naso e votate DC”). Ma questo Partito raggiunse vittorie continue e sempre pesanti e siccome si sa che il troppo stroppia, finì per diventare il partito egemone e sempre decisivo per la vita del nostro Paese, controllando tutti i settori politico-istituzionali e quindi abusando del proprio potere, diventato ormai eccessivo. Chiaramente anche le altre forze politiche hanno le loro responsabilità, in particolare il PCI, che ebbe una chiara occasione per governare insieme alla DC nella seconda metà anni ’70, ma che la già citata uccisione di Moro da parte delle forze estremiste di sinistra, gettò alle ortiche.
Il Senato gli ha dedicato un lungo applauso; a lui che è stato in Parlamento fin dalla nascita di questo, ossia dal 1946, e ben 7 volte Presidente del Consiglio.
Sua madre una volta disse: “se non potete parlare bene di una persona, non parlatene affatto”. Io l’ho fatto. Devo temere sulla mia incolumità?
5,0 / 5
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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