TOTO’, IL PRINCIPE DELLA RISATA

Da buon napoletano, è stato per me inevitabile incappare fin da bambino nella fitta rete formata da molteplici emittenti televisive locali, e di conseguenza, guardare almeno una volta un film di Totò. Poi c’è chi, magari perfino annoiato, cambia canale, e chi invece lo guarda con interesse, innamorandosi di quell’attore che funge da vero mattatore della sceneggiatura e vero principale pilastro su cui essa poggia; sperando di vederne qualcun altro quanto prima.
Io appartengo alla seconda categoria di napoletano, ossia quello che ama i film di Totò, al secolo Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, più noto come Antonio De Curtis, più noto ancora come Totò.
Riportare qui la sua biografia e la sua carriera di attore è superfluo, dato che di notizie a riguardo se ne trovano a bizzeffe sia in internet che su carta. Ciò che invece vorrei qui fare è riportare una personale recensione dei film visti in cui egli figura, che sono ben 39. Lo scopo è quello di sollecitare un dibattito tra chi ama come me i suoi film, suggerendo magari anche qualcuno che è a loro sfuggito, e viceversa, avere suggerimenti su eventuali film che non ho visto, involontariamente o volutamente.

1. San Giovanni decollato: Mastro Agostino Miciacio è un portinaio-ciabattino, molto devoto di San Giovanni decollato, avendo estrema cura e forte gelosia per la statuetta del santo giacente nel cortile del condominio del quale è portinaio. Litiga spesso con la moglie Concetta, e ben presto si troverà nei guai poichè la figlia Serafina non vuole sposare il pupillo del guappo del quartiere, nutrendo invece simpatie per un giovane studente, Renato.
Terzo film di Totò, che dona ad una pellicola tecnicamente “essenziale”, tutta la sua straripante verve comica, tra battute, impressionanti mimiche facciali, uno spiccato dinamismo verbale e fisico. Ottime spalle sono Titina De Filippo nei panni della moglie Concetta, e Don Raffaele il barbiere, interpretato da Franco Coop. Storia semplice, gradevole e divertente (3/5 stelle)

2. Totò al Giro d’Italia: Totò Casamandrei vende l’anima al diavolo per conquistare una ragazza; infatti per poterla sposare, deve vincere il Giro d’Italia, in un’epoca in cui tale storica competizione ciclistica vedeva la partecipazione di mostri sacri quali Bartali, Coppi, senza contare i grandi campioni stranieri. Pertanto, per assicurarsi l’impresa, decide di scendere a compromessi con Lucifero, che nel film ha le sembianze di un maggiordomo con l’accento veneziano. Ma nell’impresa troverà l’aiuto della madre. In fondo si sa, le donne ne sanno sempre una più del diavolo…
Film divertente, che vede anche la partecipazione di vari campioni del ciclismo dell’epoca: Fausto Coppi, Gino Bartali, Nuvolari, Spoldi, Lorenzi… Una dedica ironica ad uno sport che distraeva gli italiani dalle fatiche e dal dramma del dopoguerra: il ciclismo (3/5 stelle)

3. Totò cerca casa: La famiglia Lomacchio è una delle tante che, in un’Italia uscita devastata dalla seconda guerra mondiale, è senza casa, e cerca, attraverso i metodi buffi e bislacchi del proprio capofamiglia, di trovarne una. Tra scene di alta comicità, irriverenza, Mario Monicelli racconta con estrema ironia un dramma sociale del dopoguerra, senza esasperazioni che portano all’offesa, con un film dinamico, che non annoia mai lo spettatore (3/5 stelle)

4. Totò le Mokò: Antonio Lumaconi è un musicista ambulante napoletano, che sogna come tanti artisti di strada, di poter sfondare, anzi, di poter dirigere una propria banda musicale. Un giorno viene contattato da una banda di malviventi di Algeri, in cerca di un nuovo capo che potesse sostituire il leggendario Pepè Lumaconi, discendendo di fatti entrambi dalla stessa famiglia. Entusiasta per la chiamata, Totò parte per Algeri, convinto però di dover dirigere una banda musicale, non essendo specificato nella lettera il ruolo che dovrà ricoprire. Si ritroverà così suo malgrado in un’avvincente avventura algerina…
La comicità di Totò è ormai consolidata, e, come nel caso di questo film, serve a condire deboli sceneggiature con battute già utilizzate in altri film, o che saranno centrali in film futuri. Da apprezzare comunque il contesto inusuale (la misteriosa Algeria) dove l’estro di Totò riesce a farsi spazio ugualmente (3/5 stelle)

5. Totòtarzan: Antonio della Buffas vive nella giungla, allevato da scimmie, benchè discenda da una una nobile famiglia che però lo ha abbandonato da bambino. Vive tranquillamente tra animali selvaggi e feroci, fino a che un manipolo di uomini senza scrupoli, interessati alla sua cospicua eredità, non decide di catturarlo per portarlo in Italia. Di qui inizia un’avventura buffa, col povero Totò Tarzan che dovrà vedersela con esseri umani ingordi e una civiltà che in fin dei conti, tanto civile non è…
Film che propone una versione ironica e buffa del celebre romanzo “Tarzan delle scimmie” del 1912 e i relativi film da esso tratti, e che sbeffeggia l’uomo occidentale e la società moderna. Lo stesso Totò ribalta la figura fisica di Tarzan, nell’immaginario collettivo uomo atletico e forzuto, mentre lui è magro e gracilino (3/5 stelle)

6. Totò sceicco: Antonio Sapore è il maggiordomo del marchese Gastone, il quale decide di arruolarsi nella Legione straniera. Il fido maggiordomo decide così di seguirlo fin lì. Ma viene scambiato dai ribelli per il figlio dello sceicco e lo proclamano loro capo. Tra belle donne, battute spesso riuscite e rischi per la propria pelle, Totò si troverà nel bel mezzo di un’avventura in pieno deserto.
Il genio comico di Totò, fatto di mimiche facciali e battute, è stato spesso utilizzato per film prodotti con l’intento di fornire versioni ironiche di film famosi, se non colossal. In questo caso, ad essere irrisi sono Il figlio dello sceiccocon R. ValentinoeAtlantide (3/5 stelle)

7. Napoli milionaria: Siamo nella Napoli del dopoguerra; quella dei quartieri poveri, dei borghesi decaduti, di chi s’inventa un modo per sbarcare il lunario; di chi nonostante tutto, vuole vivere onestamente; di chi sogna rivoluzioni proletarie; di chi ha combattuto in prima linea per una guerra assurda ed esterna agli altri i suoi laceranti ricordi, per poi scoprire che questi lo ignorano perchè vogliono solo dimenticare. De Filippo traspone per il cinema con maestria, ma anche con qualche inevitabile pecca per chi ha fatto del teatro la sua arte, una sua commedia del 1945. Fa un certo effetto, infine, vedere fianco a fianco nella scena finale, due mostri sacri della recitazione napoletana: Totò e De Filippo (4/5 stelle)

8. L’Imperatore di Capri: Antonio De Fazio è il cameriere di un albergo di Napoli, che vive con una gran voglia di evasione dal suo modesto lavoro, ma soprattutto, dalla suocera e dal piccolo cognato che si intromettono nella sua vita matrimoniale. Stregato dalla bella Sonia Bulgarov, la quale lo invita a Capri, giunto lì in seguito ad un incidente con il motoscafo rubato accidentalmente ad un sultano, sarà scambiato per quest’ultimo.
La favolosa Capri e un Totò manco a dirlo irresistibile, alzano la qualità di un film dalla sceneggiatura non certo esaltante (3/5 stelle)

9. Guardie e ladriFerdinando Esposito è uno dei tanti capi famiglia del dopoguerra che vivono di espedienti, il classico “ladro di polli”. Tra le tante piccole truffe, ha però la sfortuna di incappare in un americano che non vuole fargliela passare liscia; ma al contempo ha anche la fortuna di incrociare una guardia bonaria, il brigadiere Lorenzo Bottoni, che con la sua umanità gli renderà la strada per la detenzione meno amara.
Film che racconta la disperazione degli ultimi durante gli anni difficili del dopoguerra; lo fa con sentimento, semplicità, affidandosi anche alla recitazione spontanea di due grandi attori del cinema italiano: Totò e Aldo Fabrizi, ma anche attori di attori di secondo piano quali Ave Ninchi e un giovanissimo Carlo Delle Piane. Il film ottenne anche
 il premio alla sceneggiatura a Cannes, mentre Totò ottenne il Nastro d’argento. In fondo, tale film può essere individuato come spartiacque della carriera di Totò, poichè il “Principe della risata” non offre solo le usuali battute spontanee e la forza della propria mimica facciale e corporea, ma anche un aspetto più malinconico, drammatico, pronto per future parti in film neorealisti (4/5 stelle)

10. Totò e le donne: Il Cavalier Scaparro vive un rapporto conflittuale con la moglie invadente, tanto da dover fuggire di sera in soffitta per potersi godere un pò di pace dopo una dura giornata di lavoro. Detestato ormai in toto il mondo femminile, arriva anche a sconsigliare al futuro genero, il buffo dottor Desideri, di sposare sua figlia…
Un film divertente, che ha anche qualche momento di pausa, ma dove la coppia Totò-Peppino De Filippo comincia a lasciare il segno (3/5 stelle)

11. Totò e i Re di Roma: Ettore Pappalardo è un comune impiegato statale, alle prese con le difficoltà economiche del quotidiano, avente infatti anche moglie e ben cinque figlie a cui tener conto. Cerca una promozione sul lavoro, ma un antipaticissimo e severo maestro si interpone tra lui e la licenza elementare (struggente la scena dell’esame). Allora, non gli resta che tentare la fortuna con il lotto… (4/5)
Film che ben mostra le difficoltà economiche di un comune impiegato statale, le sue sfortune, i soprusi che è costretto a subire. Ettore Pappalardo, interpretato da un Totò che sa ben alternare momenti di comicità a momenti struggenti, può essere considerato un antenato di Ugo Fantozzi. Il film rappresenta anche l’unico incontro cinematografico tra Totò e Alberto Sordi. Peccato (4/5 stelle)

12. Totò a colori:Antonio Scannagatti è un bislacco maestro di musica, irriso da tutti e criticato aspramente dal cognato. Tra tante disavventure e alterne fortune, riuscirà però a diventare famoso.
Il film rappresenta il primo film italiano a colori, ma anche il film in cui Totò sforna una serie interminabile e irresistibile di mimiche entrate nella storia (la più famosa, quando fa finta di essere un burattino per scampare alla rabbia del cognato munito di coltello). Molto famosa anche la scena del treno (un vecchio sketch già collaudato e ripreso anche in futuro, sebbene con minore verve), in cui l’inseparabile spalla, Mario Castellani, che interpreta l’onorevole Trombetta, offre una sponda irresistibile (4/5 stelle)

13. Un turco napoletano: Evaso da galera con l’amico di cella sfruttando la propria forza erculea, Felice Sciosciammocca cerca il modo per tirare a campare, e la fortuna vuole che ai due galeotti capiti di incontrare un turco solo in viaggio verso Capri, dove avrà un lavoro. Sciosciammocca, convinto dal compagno d’avventura, decide di prendere il suo posto e presentarsi alla famiglia che ne richiede il servizio come cameriere e accompagnatore delle donne di casa. Ma mentre il padrone di casa cerca un uomo eunuco che badi a queste ultime, gli capiterà uno sciupafemmine che di fatti non perderà tempo per dimostrare la propria fama…
Tratta da una farsa di Eduardo Scarpetta, resta uno dei film più divertenti di Totò, un fiume in piena che non si arresta mai, deliziando lo spettatore con continue battute, ambientazioni di tipo teatrale, una sceneggiatura semplice (4/5 stelle)

14. Miseria e nobiltà: Due famiglie vivono sotto lo stesso tetto in una casa povera, spesso saltando anche i pasti date le loro condizioni economiche. I due rispettivi capifamiglia, Felice e Pasquale, arrangiano come possono: il primo facendo lo scrivano, un mestiere ormai superato data la crescente alfabetizzazione, l’altro il fotografo ma con scarso successo. Un giorno però la fortuna sembra finalmente averli baciati, poiché si presenta un marchesino Ottavio, il quale chiede la loro collaborazione poiché vuole sposare la figlia ballerina di un cuoco arricchito, senza però ottenere il consenso dei suoi genitori. Pertanto alle povere famiglie, donandogli cotanto di abiti nobili, chiede di far finta di essere suoi parenti. Di qui inizia un’avventura dal sapore comico, ma con un latente velo drammatico.
Tratto da una commedia omonima di Eduardo Scarpetta, con qualche modifica da parte di Matteoli e Maccari, che gli danno un minimo di sapore cinematografico, senza però inficiare la sua natura teatrale originale, questa commedia può essere considerata un capolavoro, che mette insieme una spietata ironia nei confronti dell’aristocrazia e delle loro buffe arroganze (soprattutto di chi aristocratico ci è diventato con eredità e non vi è nato), e il dramma di chi non può permettersi neanche di mangiare. Si mescolano miseria e nobiltà, fino al punto che la prima diventa la seconda se vissuta con onestà e orgoglio, e la seconda diventa la prima se vissuta con arroganza e disprezzo.
D’altronde Eduardo tramite le sue opere ha sovente criticato l’ipocrisia della società moderna, e lo ha fatto con un’arma sottile ed impercettibile, ma al contempo infallibile: l’ironia.
Memorabili infine alcune scene, che non sarebbe giusto elencare perché metterebbero in un ingiusto secondo piano quelle non rammentate, ugualmente valide (5/5 stelle)

15. Il medico dei pazzi Ciccillo è un giovane che passa le sue giornate con gli amici, ricevendo una rendita da uno zio che fa il sindaco della ridente Roccasecca, con la scusa che sta studiando medicina. Lo zio però decide di andarlo a trovare insieme a sua moglie e la figlia di lei frutto di un precedente matrimonio. Preso dal panico, Ciccillo mette su una finta clinica psichiatrica, utilizzando una pensione e facendosi aiutare da persone del luogo, nella veste di pazzi. Di qui una serie di scenette divertenti, seppur spesso non irresistibili.
Tratto da una commedia di E. Scarpetta del 1908 O’ miedeco d’e pazze, nonostante un Totò sempre vispo e una buona compagnia di attori, la trasposizione televisiva riesce in parte, non riuscendosi a spogliare dell’impianto teatrale oringiario (3/5 stelle)

16. L’oro di Napoli: Tratto da 6 racconti di Giuseppe Marotta, e trasposto su grande schermo da Vittorio De Sica (che appare anche in un episodio) coadiuvato dallo stesso Marotta e Zavattini, offre uno squarcio della Napoli del dopoguerra, attraverso dei personaggi tipici del luogo, con i loro vizi e le loro virtù: ne “Il guappo”, una famiglia di ceto-medio basso vive sotto la pressione soggiacente di un guappo del quartiere, da loro ospitati quando divenne vedovo per non lasciarlo solo; in “Pizze a credito”, protagonista è una coppia di pizzaioli tra loro molto diversa, uno introverso e devoto al lavoro, l’altra avvenente e socievole; ne “I giocatori” protagonista è un marchese che cerca di riscattarsi dalla ricca moglie anziana che lo tiene a stecchetto, giocando a carte con un ragazzino nullatenente; in “Teresa” protagonista è una prostituta che cerca di cambiare vita ma gli altri le fanno sempre pesare il suo passato; ne “Il professore”, un anziano signore dispensa saggi consigli alle persone del quartiere; ne “Il funeralino”, viene ritratto il triste funerale di un ragazzino, svolto sulla splendida via Caracciolo. Quest’ultimo episodio, forse per la sua vena struggente, è stato eliminato dalla versione commerciale.
Alternando momenti di comicità, mai esuberante, a momenti di riflessione e malinconia, il fim bene riesce nel suo intento; complici anche i tanti grandi attori che ne fanno parte: De filippo, Totò, De Sica, Stoppa, Loren, Mangano…più personaggi che gli ruotano intorno con spontaneità e genuinità.
In fondo, Napoli è già di per sé un teatro vivente, dove si ride o si piange. E dove tutti sono genuini e spontanei (5/5 stelle)

17. Siamo uomini o caporali: Antonio Esposito viene trasportato in una clinica psichiatrica dopo aver aggredito un capo-comparsa e aver rovinato il set di uno dei tanti film (mediocri e non) che negli anni ’50 si giravano a Cinecittà. Visitato da uno psichiatra, racconterà tutte le sue disavventure vissute fino ad allora, soprattutto i soprusi che un “caporale” di turno gli ha fatto patire.
La sceneggiatura è dello stesso Totò, per un film comico solo “sulla carta” ma su cui risiede sempre un velo di malinconia, e che fa molto riflettere. Molto bravo anche Paolo Stoppa, nei panni dei vari caporali (4/5 stelle)

18. Destinazione Piovarolo: Antonio La Quaglia vince il concorso come capostazione, anche se classificatosi per ultimo, è destinato alla stazione di Piovarolo, un piccolo Comune dove piove sempre e la vita è a dir poco monotona, e dove l’unico spasso è un circolo dove tra l’altro si trova un anziano ex garibaldino. Nella stazione si ferma solo un accelerato, che però gli offre di tanto in tanto qualche possibilità, come l’aver conosciuto una maestra che di fatto sposerà, o l’aver portato a Piovarolo di tanto in tanto qualche politico, con le sue solite vane promesse… (3/5 stelle)

19. Il salvataggio: Gennaro Vaccariello è stufo di vivere di espedienti e così tenta il suicidio tuffandosi nel fiume Tevere. Il commendatore Paoloni, già insignito di varie medaglie al valore per passati salvataggi, lo salva. Ma Vaccariello tornerà da lui per fargli pesare il ritorno alla vita, per il commendatore un grande gesto, ma per lui un peso da sopportare ancora…
Commedia che cerca soprattutto di far riflettere lo spettatore, a volte forse calcando la mano e facendolo annoiare. Ma la morale che vuole insegnare e la contrapposizione tra chi è fiero e gioioso e chi è disperato, lo riscatta da eventuali pecche della sceneggiatura (3/5 stelle)

20. La banda degli onesti: Antonio Bonocore è un portiere che vive una vita modesta ma onesta, sposato con una tedesca, e fiero del primogenito che è arruolato nella guardia di Finanza. Ironia della sorte, un moribondo inquilino del suo condominio, ex dipendente della Zecca , sul punto di morte per pulirsi la coscienza gli confessa di essere in possesso di una valigetta contenente un cliché per banconote da 10 000 lire con una risma di carta filigranata. Bonocore, anziché buttarla nel fiume come l’anziano gli aveva chiesto, decide di tenerla per sé e magari tentare di cambiare vita. Cercherà l’aiuto di altre due persone, un tipografo e un imbianchino, mettendo su una banda…forse troppo onesta.
Film divertente, piacevole, rilassante, semplice, un vero inno all’onestà e alla galanteria. Può essere visto svariate volte, offre sempre il piacere di vederlo. Bravi anche Peppino De Filippo e Giacomo Furia, nei panni dei due altri disperati (4/5 stelle)

21. Totò, Peppino e la malafemmina: I fratelli Caponi vivono in tutta tranquillità nella loro casa in campagna, gestendo una fattoria, fieri del loro nipote Gianni, figlio della sorella Lucia, che invece studia medicina a Napoli. Sarà proprio quest’ultimo però a dargli grattacapi, invaghendosi di una soubrette, l’avvenente Marisa.
La verve della coppia Totò-Peppino in questo film è irresistibile, a cui va aggiunta la calda voce di Teddy Reno, la bellezza di Dorian Gray e la solita spalla offerta da Mario Castellani. Film piacevole e divertente (4/5 stelle)

22. Totò, Peppino e i fuorilegge: Antonio è un nullafacente che vive sotto le grinfie e l’avarizia della moglie Teresa, ricca ma insopportabile. Per strapparle qualche soldo, decide di organizzare con l’amico barbiere Peppino un rapimento; ma il loro piano, data la loro goffaggine, non andrà del tutto come previsto…
Film gradevole, con diversi momenti di comicità e scenette buffe. Peccato per la figura di Peppino, forse troppo “di passaggio” (3/5 stelle)

23. I soliti ignoti: Un gruppo di amici romani vive di espedienti e qualche piccolo furto qua e là; cercheranno però di compiere il colpo grosso, facendosi aiutare da un maestro scassinatore.
Il film prevede la presenza di tanti ottimi attori della commedia all’italiana: Mastroianni, Gassman, Salvatori, Murgia, Pisacane, e quella, seppur breve, di Totò come ciliegina sulla torta. Bravo Monicelli a raccontare l’Italia dei “ladri di polli” ingenui del dopoguerra (4/5 stelle)

24. Totò e Marcellino: Totò è un ladro che si fa chiamare “il professore”, il quale prende a cuore la vicenda dell’orfanello Marcellino, spacciandosi per un suo zio. Ma quello vero, Alvaro, lo denuncia e presosi l’affidamento di Marcellino, lo sfrutta facendolo mendicare. Finirà a lieto fine?
Il film sembra essere una versione italiana de “Il monello” di Chaplin, sebbene non ha la stessa forza nella trama ed è facilmente intuibile come tenti di sfruttare l’immagine del piccolo Pablito Calvo, da poco fattosi conoscere dal grande pubblico con il film strappalacrime “Marcellino pane e vino”. Almeno sarebbe stato utile cambiargli il nome… (3/5 stelle)

25. Totò lascia o raddoppia?: Il Duca Gagliardo della forchetta è un ricco, ma avarissimo nobile intenditore di cavalli, che decide, per ingraziarsi la figlia abbandonata da piccola, di iscriversi al Quiz “Lascia o raddoppia”, avendo come suo punto forte l’ippica. Si troverà però suo malgrado in una guerra tra gangester…
Commedia gradevole seppur non effervescente; scorre lenta movimentata di tanto in tanto da qualche riuscita gag di Totò. Appare anche un giovanissimo Mike che interpreta sè stesso quale presentatore di “Lascia o raddoppia?” (3/5 stelle)

26. I tartassatiIl cavalier Torquato Pezzella gestisce il proprio negozio di abbigliamento, cercando quanto possibile di evadere le tasse, grazie anche ai consigli, a volte buffi, del suo commercialista. Ma nella loro corsa all’evasione si interporrà un liggio Maresciallo della finanza, Fabio Topponi, che i primi due cercheranno di corrompere. Ma il diavolo ci mette l’intera coda, giacchè, i due giovani figli di Pezzella e Topponi, finiranno per innamorarsi…
Una commedia dal sapore comico, che di tanto in tanto si prende qualche pausa qua e là, ben coperta però dal duo Totò-Fabbrizi, che tornano così ad interpretare i ruoli di gatto e topo già visti in “Guardia e ladri”. Del resto, il problema degli evasori nel nostro Paese è ancora tristemente attuale… (3/5 stelle)

27. Chi si ferma è perduto: Antonio Guardalavecchia e Peppino Colabona sono due impiegati che vivono sotto la tirannia del loro capoufficio. Quando però quest’ultimo muore, diventeranno avversari per contendersi la successione del suo ruolo. Tra i due però si interporrà un certo Mario Rossi…
La coppia Totò-De Filippo è come sempre ben affiatata e il film nella prima 3/4 è irresistibilmente divertente. Poi però cala vistosamente, sia nei ritmi che nelle battute. Peccato non viaggi sempre in quarta (3/5 stelle)

28. Letto a tre piazze: Amalia, perso suo marito Antonio in guerra, decide di risposarsi con Peppino. Ma dopo 10 anni, proprio quando quest’ultimo sembra ormai riuscito definitivamente a sbarazzarsi di quel “fantasma” del passato, Antonio torna in carne ed ossa. Di qui nasce una disputa legale, con l’avvocato di famiglia, Vacchi, che cerca di porsi come “terzo incomodo”.
Commedia divertente, tratta però da storie vere che si consumavano nell’Italia del dopoguerra, con tanti uomini creduti morti che tornavano dopo anni (4/5 stelle)

29. Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi: La famiglia D’amore e Cocozza vivono con tormento l’amore dei rispettivi figli, intenti a sposarsi molto giovani. Di qui una serie di gag esilaranti, con la coppia Totò e Fabbrizi che dà sale ad una sceneggiatura altrimenti insipida e già vista (3/5 stelle)

30. Tototruffa ’62: Antonio Peluffo è un ex attore di varietà, che utilizza questa sua professione ormai solo per mettere in piedi delle truffe e mantenere la figlia in un collegio, spacciandosi ai suoi occhi per un ambasciatore. E’ aiutato dall’amico ed ex collega Felice. A cercare di smascherarli, l’ex compagno di scuola di Antonio e ora commissario tutto d’un pezzo, Franco Malvasia.
Totò e Nino Taranto mettono su una serie di gag esilaranti (alcune passate alla storia), truccati di volta in volta in modo diverso e sempre geniale. Il film infatti si basa molto sugli sketch dei due, e in fondo, visti i risultati, è cosa buona e giusta (4/5 stelle)

31. I due marescialli: In un Italia ormai allo sbando totale (siamo al fatidico 8 settembre 1943), dopo lo scoppio di una bomba, un truffatore si spoglia dei suoi finti panni di prete prendendo quelli di un maresciallo dei carabinieri approfittando del fatto che egli è svenuto; mentre quest’ultimo, scoperta la caduta del Fascismo e la persecuzione verso i carabinieri da parte dei nazisti, di contro decide di vestire i panni da prete. Di qui i due cercheranno di fuggire al proprio destino, finendo però per incrociarsi…
Una commedia amara che offre di tanto in tanto qualche sorriso, ma soprattutto, fa riflettere su un’epoca storica che non dovremmo mai dimenticare: la fase finale del regime fascista, dove crollavano come niente fosse, illusioni, false promesse, ideali; in una sorta di tragico “si salvi chi può”. Inoltre, figurano grandi attori quali Totò, De Sica, Gianni Agus (4/5 stelle)

32. Totò contro Maciste: Totokamen è un giocoliere che nell’antico Egitto si esibisce nelle taverne in coppia con la spalla Tarantenkamen. Tra i suoi trucchi, c’è anche quello dell’uomo più forte del Mondo, e un quiproquò farà credere al Faraone d’Egitto che la sua fama sia dovuta davvero ad una forza sovrumana, tanto da spingerlo a convocarlo per giudare l’esercito per fronteggiare l’arrivo di Maciste alla guida delle truppe assire. Il popolo egiziano lo ritiene addirittura l figlio del dio Amòn. Riusciranno i trucchi di Totokamen a fermare il forzuto Maciste?
Il personaggio di Totò è stato spesso utilizzato per produrre film ironici su Colossal famosi o trasporre su grande schermo, sempre in salsa comica, storie epiche. Ma a parte qualche sequenza buffa, come i saltelli di Totò e qualche sua battuta, il film non va certo annoverato tra i migliori, anzi (2/5 stelle)

33. I due colonnelli: In un Italia che vive drammaticamente gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, un colonnello fascista, Di Maggio, tiene prigioniero un colonnello inglese, Henderson. I due però, passeranno dall’essere nemici all’essere alleati…
Un film comico ma senza esagerare, con un Totò che di tanto in tanto lascia qualche battuta ma comincia ad apparire più stanco ed in lento calo nella sua proverbiale verve. I registi dovrebbero sempre scegliere se fare film comici o drammatici; la scelta di produrre film a metà, come quelli comici in contesti drammatici, spesso risulta fallimentare… (2/5 stelle)

34. Totò Diabolicus: La nobile e rispettata famiglia dei Torrealta è colpita da un misterioso serial killer. Sulle tracce dell’assassino un intrepido Commissario di Polizia e il suo fido collaboratore. Troveranno il colpevole?
Totò è bravissimo nel rivestire diversi ruoli, con tanto di travestimento: il marchese Galeazzo; Il generale Scipione.; Il medico Carlo ; la Baronessa Laudomia; il Monsisgnor Antonio; il diseredato Pasquale Bonocore, ognuno con i propri tic e toni di voce diversi. Il film sfrutta, in versione comica, il genere giallo che in quegli anni coinvolgeva milioni di italiani tramite cinema e romanzi (4/5 stelle)

35. Totò contro i 4: Antonio Sarracino è un Commissario ligio al dovere, infallibile insieme al suo fedele aiutante, il Brigatiere Di Sabato. Nonostante ciò, dei ladri di polli gli rubano l’auto, inconsapevoli che fosse proprio la sua. Malgrado questo grattacapo, egli riesce comunque a svolgere il proprio dovere, dovendo affrontare 4 casi con altrettanti buffi e bislacchi rispettivi “nemici”: Don Amilcare, l’Ispettore Mastrillo, un matto fuggito da manicomio, e il Cavaliere Fiore.
Film divertente, soprattutto per il cast di attori che ne fanno parte: oltre a Totò, Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Erminio Macario, e Nino Taranto (4/5 stelle)

36. Totò contro il Pirata nero: Josè si nasconde nel barile di una nave, inconsapevole che si tratta di una nave di feroci pirati. Per restare vivo, si spaccia per abile spadaccino, suscitando la gelosia del Pirata nero, colui che comanda la truppa.
Il film va stancamente avanti tra battute e gag già viste e riviste. Lo stesso Totò appare fisicamente ormai poco adatto per film che lo vorrebbero in azione, vispo, giocherellone. Del resto, siamo nella fase finale della sua carriera e alcuni registi sfruttano il suo personaggio come sale per sceneggiature insipide (2/5 stelle)

37. Che fine ha fatto Babe Jane?: Totò e Pietro sono due fratelli che vivono di piccoli furti, con il secondo che è vittima dei modi bruschi del primo. Tra le tante disavventure, Totò mangia per errore della marijuana credendo fosse insalata e di qui perde completamente la testa.
Parodia ferocemente ironica del celebre “Che fine ha fatto Babe Jane?” (2/5 stelle)

38. Totò d’Arabia: Totò è un domestico presso il capo dell’Intelligence Service a Londra, che casualmente prende il posto di un agente con licenza d’uccidere inviato nel Kuwait. A metà tra una riproposizione di “Totò sceicco” e James Bond, il film ha poco da dire, con Totò ormai inadeguato per i ruoli d’azione (1/5 stelle)

39. Operazione San Gennaro: Tre americani hanno progettato di rubare il famoso tesoro di San Gennaro situato a Napoli, e cercano la collaborazione di un gruppo di ladri locali, capeggiati da un certo Dudù. Ma dovranno fare i conti anche con le superstizioni popolari del luogo…
Film divertente, che presenta diverse angolature di Napoli, dagli aspetti storico-culturali a quelli folkloristici, senza però mai calcare la mano con questi ultimi, utilizzando ad arte l’arma dell’ironia. Tra le poche apparizioni di Totò e Nino Manfredi insieme (4/5 stelle)

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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