TRA CANTONATE CLAMOROSE E PREVISIONI AZZECCATE, IL METEO COMPIE 150 ANNI

NASCEVA A LONDRA IL 16 GIUGNO 1864, QUANDO IL primo ufficio meteo della storia fu affidato dalla Royal Society a Robert FitzRoy, discendente di Carlo II
Sapevate che le previsioni meteo sono quasi coetanee della nostra famigerata Unità d’Italia? Nascevano infatti centocinquant’anni fa a Londra, il 16 giugno 1864 per la precisione, quando il primo ufficio meteo della storia fu affidato dalla Royal Society a Robert FitzRoy, discendente di Carlo II. Del resto, il Meteo non poteva che nascere in una città dal tempo pazzerello come la capitale inglese. Peccato però che da allora non abbia aiutato molto i londinesi sulle previsioni. Né abbia fatto grossi passi da gigante in generale, visto che, malgrado le varie tecnologie, molte cantonate le prende ancora.

CHI ERA FITZROY – Famoso per essere stato il comandante che invitò Charles Darwin a bordo del «Beagle» per il viaggio di 5 anni fino alle Galapagos e devoto fondamentalista della Bibbia, FitzRoy non perdonò mai a se stesso di avere contribuito al libro nato da quella spedizione, l’«Origine delle specie», che metteva in dubbio la Creazione. Se avesse immaginato quello che passava per la testa di Darwin, lo avrebbe sicuramente abbandonato per sempre in un’isola ricoperta di guano. 
Nessun uomo ha contribuito con tanta passione e competenza allo sviluppo delle previsioni meteo come FitzRoy. I marinai capivano da millenni quando stava per avvicinarsi una tempesta, ma la Royal Society voleva verificare se non fosse possibile prevederne l’arrivo con maggiore anticipo, per evitare di perdere vite di marinai, naviglio e merci preziose. Nacque così il dipartimento del Meteorological Statist to the Board of Trade, con in tutto tre dipendenti: era il primo ufficio meteo del mondo.
LE SUE METODOLOGIE – FitzRoy si servì di due strumenti disponibili e ormai collaudati: il telegrafo e il barometro. Collegò fra di loro 15 stazioni a terra, che trasmettevano a ore fisse la situazione meteo, la temperatura e la pressione atmosferica della rispettiva zona e riportò i risultati sulle sue carte nautiche, prevedendo il percorso delle perturbazioni e il tempo che avrebbero impiegato ad arrivare in ogni luogo attraversato. Chiese anche a una ottantina di comandanti di riferire le condizioni meteo che avevano incontrato durante i loro viaggi, per poterne disegnare una mappa globale. Inventò un nuovo tipo di barometro e ne fece collocare uno in ogni porto, compresi i piccoli villaggi dei pescatori, corredato da un manuale per interpretarne le variazioni. Quando si prevedeva tempesta, ottenne che sui moli venissero innalzati segnali che vietavano l’uscita in mare delle imbarcazioni. 
«Qualunque persona dotata di una media cultura – scrisse nel libro “Weather book, a manual of pratical meteorology” – con un barometro, due o tre termometri e una attenta osservazione non solo degli strumenti, ma anche del cielo, può fare previsioni e diventare un meteorologo». Già dal settembre del 1860 fu in grado di redigere un regolare bollettino meteo quotidiano e di tenere poi una rubrica di previsioni sul «Times», oggetto di battute e barzellette esattamente come oggi. Divenne molto popolare tra i pescatori, che prima di uscire in mare volevano sapere «che cosa aveva detto FitzRoy», e molto odiato dalle compagnie di pesca, costrette a fermare spesso l’attività perché i marinai rifiutavano di uscire quando si prevedeva burrasca.

(Fonte: La Stampa)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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