Vinci Salvini, torna il concorso ridicolo che fa rischiare la vostra privacy

Torna il concorso Vinci Salvini. Quella del Ministro degli interni della Repubblica italiana è una figura che richiederebbe austerità, lavoro in silenzio, poca visibilità, segretezza. Ed invece, ci ritroviamo un politico che passa le giornate in Tv, nelle piazze a fare comizi, per le strade a fare selfie (anche se ultimamente finisce preda di chi lo prende in giro con video), su Facebook a fare video dirette, addirittura a lanciare concorsi ridicoli.

Parlo ovviamente di Matteo Salvini, che rilancia il concorso Social Vinci Salvini. Proprio come fece ad inizio dello scorso anno, in vista delle politiche. All’epoca era solo il segretario della Lega ed un europarlamentare, quindi la cosa, a parte l’ironia social e le critiche, non ha avuto la stessa evidenza di ora.

Ora, come noto, è Ministro degli interni. Il Ministero che si occupa di terrorismo, difesa dei confini, pubblica sicurezza, servizi segreti. Il che implicherebbe ore di lavoro, a stento il tempo per pranzare. Ed invece, Salvini riesce a dedicarsi a tutte le cose di cui sopra. E lancia di nuovo il Vinci Salvini.

Concorso che oltre che ridicolo per cosa consiste e per il fatto che a lanciarlo sia un Ministro della Repubblica, mette anche a rischio la nostra privacy. Ecco come partecipare e perché è rischioso per la [sta_anchor id=”#vinci”]privacy[/sta_anchor].

Vinci Salvini come partecipare, cosa si vince

vinci salvini

A spiegarlo è lo stesso Matteo con un video:

“Fa più punti chi mette più velocemente mi piace ai miei post su Facebook e, da quest’anno, anche su Twitter e Instagram. Cosa si vince? Ogni giorno – spiega lo stesso vicepremier – la tua foto diffusa sui miei canali social a sei milioni di amici, una telefonata con me e, ogni settimana, un caffè di persona”.

Vinci Salvini rischio privacy

LaRepubblica sottolinea come il Vinci Salvini è anche un modo per prendersi i dati dei profili Facebook di chi aderisce al concorso (fino al 2015 era possibile acquisire anche la lista degli amici, adesso la policy del social non lo permette più). Infatti per accedere o si entra con il proprio profilo social oppure con la casella di posta personale. In pratica, si consegna chiavi in mano allo staff del ministro mole di informazioni utili poi a profilare – seppur questo sia un livello di profilazione considerato basso – il pubblico dei simpatizzanti della Lega e dei rispettivi amici social.

“Saranno oggetto di trattamento – si legge nell’informativa sulla privacy del sito – i seguenti dati personali: nome, cognome, sesso, indirizzo di posta elettronica, Stato, comune e provincia di residenza. Potranno, inoltre, rappresentare oggetto di trattamento i seguenti dati: Facebook Id, riferimento account Facebook, data di nascita, numero di cellulare, riferimento account Instagram, riferimento account Twitter”.

E poi, a proposito della famosa profilazione, si spiega che

“il trattamento a cui saranno sottoposti i dati personali risponde alla finalità di provvedere (…) all’elaborazione di statistiche per promuovere lo sviluppo e le attività del movimento”. Ovviamente non tutti questi dati arrivano direttamente da Facebook, perché poi chi si iscrive compila un ulteriore form aggiungendo altre informazioni.

“Il valore di mercato di un singolo utente con questa profilazione si aggira sui 5 euro – dice Claudio Riccio, digital strategist di Latte Creative – Certo, come da norma europea la Lega non può condividere con altri soggetti o società questa ricchezza virtuale, ma rende bene l’idea di quanto sia fondamentale creare una banca dati del genere, sia per le aziende che eventualmente per un partito”.

Insomma, con la campagna “vincisalvini” la Lega vuole raggiungere tre risultati: occupare ancor di più e ancora meglio lo spazio mediatico sui social, già notevole grazie ai 3,7 milioni di fan del “Capitano” nel solo Facebook; ottenere numeri di telefono ed email di sostenitori particolarmente motivati per poterli ricontattare con continue call to action; infine motivare gli utenti social a moltiplicare gli share dei post e i “like” in una fase cruciale di campagna elettorale. Il tutto con un investimento minimo: per sponsorizzare il post del concorso su Facebook, la Lega ha speso una cifra che oscilla tra i 100 e i 499 euro.

Facebook, un rischio privacy continuo

facebook novità

Del resto, tutto quanto compiano su Facebook ci fa finire in un enorme calderone di statistiche. Anche quando aggiungiamo un meme alla foto del nostro profilo (come la bandiera francese in occasione degli attentati o l’arcobaleno in solidarietà delle famiglie diverse) o partecipiamo a giochini e test.

Peccato che il rischio privacy lo provoca chi, invece, è preposto alla difesa della nostra incolumità.

Salvini nel suo video ha detto che con il concorso sarebbe finito nel mirino anche dei sociologi. Io, nel mio piccolo, l’ho accontentato.

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