Dario Fo burlò pure la sinistra: nato fascista, morto grillino

Come ormai saprete tutti, giovedì 13 ottobre si è spento Dario Fo, all’età di 90 anni. Premio Nobel per la Letteratura 1997 – facendo storcere il naso non a pochi, come è successo a Bob Dylan lo stesso giorno della sua dipartita – è stato un artista poliedrico. Attore teatrale soprattutto, ma anche pittore e scultore. Inseparabile compagna di una vita, privata e professionale, Franca Rame lo aveva invece lasciato nel 2013.

Dario Fo non mi stava simpatico, ma è stato un grande nel trasformare la recitazione in impegno politico e sociale. Il contrario di quanto accade oggi praticamente, dove in tanti si professano politici e impegnati, ma sono solo degli attori. Dario Fo si faceva beffa del potere, trasformando la farsa teatrale in manifestazioni di protesta contro il potere. Lo ha burlato, sebbene fino agli anni ’70, fu oggetto di censure e critiche spietate. Ha burlato anche la sinistra, che oggi lo ritiene un proprio artista. A dimostrarlo è la sua lunga vita.

Dario Fo nasce fascista, poi aderisce alla sinistra estrema criticando il Pci

dario fo franca rameCon la stessa sfacciata irriverenza, cifra del dariofoismo, va ricordato che Dario Fo fu fascista, e non solo perché giovane durante il Ventennio. Dopo l’8 settembre poteva salire sui monti con i partigiani, ma lui aderisce alla Repubblica Sociale e quando marca male si defila e ricicla a sinistra. Negli ultimi tempi si è giustificato dicendo che lo aveva fatto per coprire il padre partigiano. Chissà quanto sia vero, del resto tanti anti-fascisti in tempi di democrazia sono stati in realtà nati neri durante il Fascismo.

Passano gli anni, cresce cantando Bella Ciao e diventa il cantore del sessantottismo, simpatizza per la sinistra estrema e alcuni di quei gruppi sul filo della lotta armata. Essendo critico con il Pci, dalla intellighenzia troppo rigida e anch’egli incline alla censura. Fu tra i firmatari e portavoce del famoso manifesto degli intellettuali passato alla storia come la condanna a morte del commissario Calabresi.

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Agli intellettuali, solo a quelli di sinistra, si perdona tutto. L’omicidio Calabresi avviene, quella rivoluzione fallisce dopo aver seminato sangue ovunque e Dario Fo, ovviamente, si defila e rilancia. Non più fascista, non più filo estremista, si dedica a tempo pieno all’impegno teatrale, inventa una lingua incomprensibile e una commedia, Mistero Buffo (un mix di populismo, comunismo e anticlericalismo) che gli aprirà la strada al Nobel del 1997. Che accettò volentieri, sebbene, in fondo, sia il premio più politicamente corretto del mondo. Non a caso, qualcuno pensa che Dylan non lo andrà a ritirare.

Tant’è, e la sinistra si appropria di questa buffa icona diventata intoccabile e lui non si sottrae all’abbraccio. Ricambia mettendosi per un ventennio alla testa dell’antiberlusconismo venerato come un Dio. La Fallaci scrisse di lui: «Un fascista nero diventato fascista rosso». Giorgio Bocca si limitò a definirlo uno che stava «nell’alone del terrorismo».

Dario Fo e la svolta grillina

dario fo grilloQuando anche il partito post comunista si sfalda e il berlusconismo non è più il nemico assoluto da abbattere, Fo cambia ancora e si scopre grillino, perché il Movimento cinque stelle gli ricorda, disse, la resistenza. Anche se lui si schierò dall’altra parte. Dario Fo, da artista qual’era, ha dunque beffato un po’ tutti e chissà che, con qualche altro anno di vita, non si sarebbe defilato pure dai Cinquestelle.

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Una risposta a “Dario Fo burlò pure la sinistra: nato fascista, morto grillino”

  1. Ognuno di noi ha una missione da compiere. Dario Fo credeva nella necessita’ della giustizia sociale. Se non guardiamo all’essenza e ci concentriamo sui momenti e i singoli fatti di una vita scopriremmo contraddizioni e che di tutti si puo’ dire di tutto. Quindi questo approccio ha valore biografico e didascalico.

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