VERITA’ SUPPOSTE

Il 19 luglio 1992, in via Mariano D’Amelio, il procuratore aggiunto a Palermo, Paolo Borsellino e gli agenti della polizia di Stato che gli facevano da scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cusina, Claudio Traina e Vincenzo Limuli), venivano massacrati dall’esplosione di una carica di tritolo piazzata in una Fiat 126, parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre, dove si stava recando, dopo aver pranzato da amici.
Borsellino, insieme a Falcone (anch’egli ucciso il 23 maggio 1992 nell’attentato di Capaci, insieme ad altre 4 persone), era tra i protagonisti della lotta alla mafia durante gli anni ’80 ed inizio anni ’90, mettendo a segno vari importanti colpi all’organizzazione, che fino ad allora agiva indisturbata, grazie anche all’ausilio della politica…


Sono passati 15 anni da quel giorno e si parla solo vagamente della mafia come colpevole della strage…Ma sicuramente una grossa mano per questa strage, a quest’ultima, è arrivata anche dalla politica, dall’alta finanza italiana e da una parte deviata dei servizi segreti, come sovente è accaduto per tante altre stragi in Italia fin dal dopoguerra…Del resto, in un’ultima intervista, Paolo Borsellino parla anche dei legami tra la mafia e l’ambiente industriale milanese e del Nord Italia, facendo riferimento, tra gli altri, a Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi…
Una mia personalissima riflessione…Fece bene qualche anno dopo, Antonio Di Pietro, uno dei principali artefici del crollo di Tangentopoli, a togliersi la toga, visto che in Italia, gli eroismi vengono sempre isolati e le cose non cambiano…Basti pensare che il sopra citato Berlusconi è stato 2 volte Presidente del Consiglio ed è leader di un partito che oscilla mediamente sul 25% delle preferenze, un partito che è la sintesi dei poteri forti italiani (alta finanza-mafia-DC) e lo stesso Dell’Utri è senatore. Ci sono ancora senatori (addirittura “a vita”) come Andreotti, che nei casi dei più grandi misteri d’Italia, stranamente si trovava a ricoprire gli incarichi principali (durante il periodo delle stragi di estrema destra della prima metà anni ’70, lui era Ministro della Difesa; nel caso dell’assassinio di Moro, lui era presidente del Consiglio; quando furono uccisi Falcone e Borsellino, lui era Ministro degli Interni…); e addirittura Casini, leader dell’UDC (di un partito democristiano) si permette anche di dire che Di Pietro deve vergognarsi…

Posto qui sotto delle frasi celebri di Borsellino, chiudendomi in uno sconfortato silenzio e lasciando parlare uno di quelli che hanno provato a cambiare questo Paese, fallendo sistematicamente:
« Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ne ha una volta sola. »

« La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. »


« Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe »

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

9 Risposte a “VERITA’ SUPPOSTE”

  1. Di fronte a uomini come Borsellino ci si inchina rispettosamente…Rappresentano anche oggi un piccolo lume di speranza per tutti gli italiani per bene, i tanti che ancora resitono, nonostante tutto…Su alcuni commenti, dissento rispettosamente.Sulo tuo post, credo anch'io che forse Di Pietro avrebbe fatto bene a restare magistrato. Nel suo lavoro, era un numero 1. Di magistrati come lui, se ne sente sempre il bisogno..Un sorriso accaldatoMister X di Comciomix

  2. Concordo pienamente. Senza però dimenticare che uomini di quel passato sono presenti non solo in Forza Italia e nell'Udc, ma anche nelle file dell'attuale maggioranza:Prodi era un dirigente Dc, De Mita anche, Giuliano Amato era una delle voci più autorevoli del Psi di Craxi. Quello che è successo negli anni, non solo nel 1992, a Falcone e Borsellino (la prima cosa che viene in mente è l'esilio all'Asinara per preparare il maxi-processo, un mese di lavoro con il recapito del conto a casa dei due magistrati, che dovettero pagare quanto consumato sull'isola) porta la firma di tutta quella politica. Ed anche per questo è una vergogna nazionale.Dissento sulla considerazione positiva circa DI Pietro che lascia la magistratura: un magistrato vero non lascia, di fronte alle difficoltà rilancia. Altrimenti è troppo semplice.Un saluto 🙂

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