Chiusura Cocoricò emblema di una Riviera romagnola che non attira più

E alla fine, chiusura è stata. Il mitico Cocoricò, discoteca di Riccione simbolo della stagione estiva in quel di Romagna, così eccentrica, spensierata, sballata e trasgressiva, ha chiuso i battenti. Una decisione tante volte rimandata, tra crisi finanziarie mai risolte, problemi giudiziari per lo spaccio di droga al suo interno e la morte di un giovane per overdose nel 2015.

Ma la chiusura del Cocoricò va ben oltre il caso della singola discoteca. E’ l’emblema di una Riviera romagnola che ha perso la vitalità degli anni d’oro, quelli ‘80 e ‘90. Quando giovanissimi giungevano da tutta Italia per fare le proprie prime esperienze, tra ragazze locali dalla mentalità più aperta e turisti stranieri. O, comunque, per divertirsi tra una disco e l’altra, andando al mare magari giusto un po’ il pomeriggio. Dopo aver dormito tutta la mattina. In tanti amavano fare campeggio, altra abitudine finita in disuso.

Del resto, l’acqua da quelle parti non è notoriamente un granché e così pure il sole, non certo picchiante come quello del Sud. Ma poco importava. La Riviera romagnola, soprattutto tra Rimini e Riccione e relative frazioni, era ben altro. Mentre Cattolica, più discreta, era più adatta per le famiglie.

Pure Benito Mussolini, nato a Predappio, in provincia di Modena, amava passare le sue ferie estive in quel di Riccione. Perché l’emiliano e il romagnolo sentono ancora l’attaccamento per quei posti. Cosa che non si può dire per il resto d’Italia. Le abitudini sono [sta_anchor id=”cocorico”]cambiate[/sta_anchor].

Cocoricò chiusura ragioni

cocoricò foto

Come riporta Il Giornale, le cause della chiusura del Cocoricò sono varie. Il Tribunale di Rimini, infatti, ha dichiarato fallita la società che gestiva il locale, respingendo la domanda di concordato preventivo, e nominando un curatore fallimentare.

A far partire l’iter è stata l’Agenzia delle Entrate, al centro della cui azione ci sarebbe il mancato versamento delle imposte. Il prossimo 25 ottobre si svolgerà l’esame dello stato passivo del locale dove si capirà quanti sono coloro che vantano crediti verso il Cocoricò.

La discoteca, già finita sotto i riflettori nel 2015 per la morte di un 16enne per overdose, era stata sanzionata con una sospensione della licenza dal Comune di Riccione nel 2018 per non aver pagato la Tari, e dall’Erario, per non aver pagato le tasse. A gennaio, poi, la discoteca era stata sottoposta a un sequestro preventivo, disposto dal tribunale di Rimini, per un totale di oltre 800 mila euro, cioè l’equivalente delle imposte risultate evase in seguito agli accertamenti effettuati nel 2018 dalla Guardia di Finanza.

Guai a cui si aggiunsero alcuni problemi legati al mancato pagamento di artisti, tra cui la Danceandlove, società fondata dal dj Graby Ponte, che ha chiesto il sequestro dei marchi Cocoricò, Titilla e Memorabilia.

Ma non solo Cocoricò. Anche il Peter Pan, altra disco molto nota di Riccione, non se la passa benissimo, tra aperture e chiusure.

Cocoricò storia

cocoricò storia

Come riporta Wikipedia, aperto nel 1989, fino alla fine degli anni novanta una caratteristica del locale è stata quella di cambiare l’allestimento delle cinque sale principali due volte l’anno, spesso anticipando mode e tendenze. Il direttore artistico, Loris Riccardi, è stato l’ideatore dei temi delle scenografie e creatore di gran parte del locale fino al 2006.

La sala principale era la Piramide, una struttura in vetro a forma piramidale. Titilla era la seconda sala per importanza ed era specializzata nella musica house.

Nel 1994 viene aggiunta una nuova sala, Morphine, dedicata alla musica elettronica e ambient.

Nel 1999 nasce la sala all’aperto Ciao Sex, dedicata al pubblico gay.

Fino al 2003, il locale ha proposto prevalentemente musica techno o trance. In seguito, con il cambio dei DJ, si è passati a un genere più vicino all’hard-trance e al minimal-techno fino all’anno successivo, che ha visto l’affermazione della musica house.

Nel 2004 nasce la sala Strix, ambiente trasgressivo situato nel bagno delle donne.

Nell’agosto 2015 viene chiuso per 120 giorni dopo la morte di un ragazzo sedicenne di Città di Castello, Lamberto Lucaccioni, per assunzione di sostanze stupefacenti. A seguito di questo fatto la discoteca, alla sua riapertura, ha deciso di porre severe misure di selezione, tra cui il divieto di accesso al locale nei confronti dei minorenni. Di conseguenza, il Cocoricò, subì una grave crisi (pochi clienti con 1000/1200 biglietti in meno a notte e 200.000€ di perdite), ma nel giro di qualche mese la discoteca si riprese economicamente.[senza fonte]

Nel 2017 il regista Ambrogio Crespi, in occasione dei 30 anni di anniversario dalla sua apertura, armato di ben 5 telecamere, microfoni ed un drone, si cimenta in un documentario che attraverso le testimonianze dirette dei frequentatori, ricostruisce la storia di questo locale: Trent’anni sotto la Piramide, racconta attraverso immagini di archivio la nascita di quella che è stata definita per antonomasia la Mecca della Techno e dell’House music in Italia.

Cocoricò, ricordo di una estate

Al Cocoricò ci sono stato nel 2006, in occasione di una bella vancanza sulla Riviera lunga ben 15 giorni. Al punto da sorprendere pure il receptionist dell’albergo di Rimini dove pernottavamo, in quanto già allora, quando la crisi post 2008 non era ancora arrivata, ormai nessuno più faceva vacanze così lunghe.

In quei 15 giorni, passati tra notti in disco di Rimini e Riccione, pomeriggi in spiaggia, il Ferragosto a Mirabilandia, una giornata all’Italia in miniatura, una serata a San Marino, la mitica piadina e crepes con nutella, banana e Gran Marniet, avevamo già percepito che la Riviera non se la passasse bene. Come ci confermò un addetto all’ordine di un locale.

Già allora e oggi ancora di più, i giovanissimi preferiscono le mete straniere, più economiche e fighe. Spagna e Grecia in primis, ma anche Croazia. L’estate italiana è cambiata. Sono cambiate le abitudini, come naturale che sia.

Forse un giorno la Riviera romagnola tornerà a risplendere. E chissà, anche le luci del Cocoricò. Dove ho lasciato un po’ di cuore. E di fegato.

Nella struttura del Cocoricò saranno chiusi anche i miei vent’anni.

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