Macron travolto dall’onda Verde: ma la Francia è impaurita e disgregata

Ho sempre ritenuto Emmanuel Macron un prodotto da laboratorio, creato dalle elite al fine di garantire la continuità al potere dell’establishment francese, europeo e mondiale. Oltre che per continuare a favorire le lobby e le multinazionali. Particolarmente aggressive verso gli altri Paesi. E noi italiani ne sappiamo qualcosa. Vedi PSA che ha ingoiato FCA.

Macron è una sorta di Renzi francese. Un gattopardiano modo per il potere di cambiare tutto per non cambiare niente. Presentare un volto nuovo, dietro il quale però si muove la solita nomenclatura.

Come Renzi in Italia ha potuto beneficiare delle strutture partitiche del Partito democratico a livello territoriale, così anche Macron ha goduto del solido e radicato partito socialista dal quale fuoriusciva.

Il tutto per colmare il vuoto lasciato da Hollande a sinistra e dall’Ump a (centro)destra, dopo la brutta fine di Nicolas Sarkozy.

Un vuoto che vedeva la Le Pen sicura vincitrice. Ed ecco l’idea di inventarsi Macron. Basta solo dire che nel settembre 2008 è stato assunto presso la banca d’affari Rothschild & Cie Banque. E dopo solo 2 anni ne è diventato un associato.

Ma i francesi sono strani. Se a livello nazionale votano sempre un candidato d’union, per contrastare i Le Pen (prima padre Jean-Marie e poi figlia Marine), a livello comunale danno loro severe bastonate. Mostrando tutto il proprio disappunto.

Già manifestato comunque in questi anni dai Gilet gialli o dalle proteste delle sempre sofferenti banlieu.

Ecco la batosta di Macron e le possibili ragioni.

In Francia avanza astensionismo

macron triste

Come riporta Contropiano, domenica scorsa al secondo turno delle elezioni municipali il tasso di astensione si è aggirato intorno al 60%.

Già durante il primo turno, il 15 marzo, meno di un elettore su due (il 44,3%) si era recato alle urne, contro il 63,5% delle precedenti elezioni municipali nel 2014.

In realtà, la Francia ha storicamente una certa inclinazione all’astensionismo. Alle ultime europee si è attestato intorno al 50 percento. Nel 2009 i votanti erano stati solo il 40,6% degli aventi diritto.

Tra il 1990 e il 2014, tra i paesi della UE, la Francia è stata in testa per il tasso medio di astensione (40%), con una progressione lineare.

Il Paese che ha inventato la Comune, che ha avuto il coraggio di abbattere la stantia e autoreferenziale Monarchia, ha da tempo una certa disaffezione verso le elezioni.

La delusione probabilmente è tanta. Dopo i governi Chirac, durante i quali il paese transalpino aveva ancora un certo peso a livello mondiale e prospettive sociali ed economiche a livello interno, la Francia è piombata in una progressiva decadenza.

Spalla della Germania della Merkel in Europa. Depotenziata a livello mondiale dopo i fasti del colonialismo. Colpita ripetutamente dal terrorismo anche in modo imbarazzante. Disoccupazione e disagio sociale in continua crescita. Meno appetibile turisticamente delle vicine Italia e Spagna. Sempre meno capace di integrare gli immigrati. E chi più ne ha, più ne metta.

Aggiungiamoci infine la gestione del Coronavirus Covid-19. Inizialmente sottovalutato, come se fosse solo un problema dell’Italia e che ha disvelato le carenze organizzative della sanità francese. Che ha dovuto chiudere successivamente e tentato di riaprire la scuola anzitempo per poi richiuderla.

Un orgoglio tipicamente francese, che ha portato solo a risultati imbarazzanti.

Macron sempre peggio

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Il movimento di Macron En Marche!, ha dilapidato ben presto il suo consenso. Divenendo sempre più solo espressione delle classi medio-alte, e ha progressivamente “virato a destra”. Non è servita l’alleanza con i gaullisti di Les Républicains di Laurent Wauquiez.

Gli unici “successi” di quest’asse politico sono stati a Le Havre, dove il primo ministro E.Philippe ha conquistato la città, e a Tolosa.

A Parigi, dove è stata confermata Anne Hidalgo, la capolista di Lrem, Agnès Buzyn, ha fatto meno del 15% e non siederà in consiglio comunale. Sconfitte sono arrivate anche in città importanti come Lione e Strasburgo.

Le ragioni sono descritte sono. Il liberismo improntato da Macron ha creato molto disappunto, confermando la propria politica elitista e lobbista.

In Francia avanzano i Verdi

EELV

I verdi – EELV – sono i veri vincitori di questa competizione elettorale. Hanno vinto a Tours, Bordeaux, Strasburgo, Poitiers, Bencançons, Annecy ed altri comuni minori.

I Verdi hanno sfruttato l’onda verde dell’ultimo periodo, capeggiata da Greta Thunberg. Continuata anche durante il Coronavirus, dove la natura è tornata a splendere proprio grazie al Lockdown. Invitandoci a riflettere ulteriormente sui danni che arrechiamo all’ambiente con i nostri comportamenti.

Prima di conquistare Grenoble nel 2014 con Eric Piolle – confermato con ampissimo margine – i verdi non avevano mai governato una città con più di 100 mila abitanti, a parte Montreuil tra il 2008 ed il 2014.

Al suo interno si scontrano due orientamenti differenti: gli “autonomi” alla Y. Jadot – che preferiscono “correre da soli” e che possano vantare successi di questa strategia e deplorare le sconfitte altrui – e i “rassembleurs”, fautori di una strategia di coalizione che possono vantare successi importanti.

Ripresa per i socialisti, si affievolisce la fiamma della Le Pen

Marine le pen

Sembra riprendersi gradualmente il partito socialista, dopo le ultime batoste elettorali e la fuoriuscita di molti esponenti proprio dovuta alla nascita del nuovo partito di Macron.

Confermano Parigi – esito per nulla scontato fino a poco tempo fa – e conquistano Lille sfidando proprio gli ecologisti. E vincono – dopo essere giunti ad un accordo con i verdi al secondo turno – a Rennes e Nantes.

Riconquistano dei comuni che erano loro bastioni, persi nel 2014, e ne conquistano di nuovi come a Nancy, od in ampie alleanze come a Montpellier.

In ripresa anche il centrodestra, dopo 3 anni di sconfitte consecutive. Con LR (che ha preso il posto di Ump) che si riprende Marsiglia, e vince a Bordeaux.

Il Front Nazional di Marine Le Pen, ora RN, vince un comune importante come Perpignan, con più di 100 mila abitanti. Ma subisce comunque sconfitte come a Lunel, Vauvert…

Sembra ormai un vecchio ricordo l’onda nera che da diversi anni spaventava la sinistra europea. Con la Le Pen che ha sfiorato più volte la vittoria perfino alle presidenziali.

Basta pensare che nel 2014 aveva conquistato 1438 seggi in 463 comuni. Ora solo 840 in 258. Governando in meno di una decina di comuni, peraltro anche per lo più minori.

La protesta ha cambiato colore. Dal nero è passata al verde, fermandosi però prima un po’ sul giallo. Mancano però i tre colori della bandiera francese.

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